Il dispiegamento dei militari italiani all’estero ha oggi “una dimensione operativa senza precedenti dal Dopoguerra: dai Paesi baltici lungo il fianco Est della Nato, dal Medio Oriente al Corno d’Africa, dal Mar Rosso sino al Golfo di Guinea, passando per il Sahel” come affermato dal Capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo, che ha preso parola davanti alle Commissioni riunite Esteri Difesa. La nostra difesa assicura un contributo a nove missioni della Nato, otto dell’Unione Europea, cinque delle Nazioni Unite. 14 iniziative sono invece quelle all’interno di specifiche coalizioni o su base bilaterale, spiega il Corriere della Sera. In totale, le missioni sono 36.
Qualche settimana fa, il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva confermato lo “sforzo significativo, maturo, equilibrato, che pone l’Italia tra i maggiori contributori della pace a livello internazionale”. Il ministro ha poi spiegato che “non si è mai parlato di leva obbligatoria. Viviamo tempi difficili in cui, semmai, c’è bisogno di tanti professionisti formati, non di cittadini che fanno un anno di leva”. L’Italia si deve preparare con riservisti “per difendersi insieme alle forze armate”. Intanto il Governo ha approvato due nuove missioni lo scorso 26 febbraio, prorogando inoltre quelle già in corso per quest’anno.
Poche risorse ma “la domanda di sicurezza è esplosa”
Tra le due nuove missioni approvate dal Consiglio dei Ministri, Levante effettua interventi umanitari a Gaza. Aspides, invece, protegge la libera navigazione nello Stretto di Bad El Mandeb e nel Mar Rosso. Le forze armate italiane, nel 2024, hanno un totale di unità attive di 11.166: da una parte ci sono le 2.340 persone assegnate alla missione per potenziare la presenza della Nato. Non solo Africa e Medio Oriente: l’Italia è presente sul campo anche per fronteggiare la minaccia russa. “Per il rafforzamento in ambito Nato del Fianco Est e Sud-Est, prevediamo un contingente massimo autorizzato di più di 3.000 unità, circa 1.100 mezzi terresti, 1 unità navale e circa 20 assetti aerei”, ha spiegato Crosetto.
Come riporta il Sole 24 Ore, sul fronte della sorveglianza e della sicurezza dei confini nazionali nell’area del Mediterraneo centrale e orientale, comprensivo del supporto alla Marina libica, le unità sono 822 nel 2024, contro le 826 dello scorso anno. Aumentano da 45 a 75 anche quelle assegnate al potenziamento del dispositivo Nato per la sorveglianza dello spazio aereo mentre diminuiscono quelle per la sorveglianza navale della stessa area: 452 persone a fronte delle 567 nel 2023. Poche le risorse mentre “la domanda di sicurezza è esplosa” come confermato da Cavo Dragone. Da qui l’esigenza di ulteriori fondi alla difesa.