Il Pil dell’Italia non tornerà ai livelli pre-Covid ad aprile come si ipotizzava solo qualche settimana fa. A spiegarlo a Sky Tg24 è stato il Presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, il quale ha evidenziato che lo scoppio della guerra in Ucraina avrà un impatto negativo sul Pil superiore allo 0,7% stimato nei giorni scorsi. L’Ue intanto si prepara ad approvare nuove sanzioni nei confronti di Mosca.
«Le sanzioni – ricorda Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano – sono l’unica arma di contrattazione che il mondo occidentale può utilizzare se vuole evitare un’escalation del conflitto dagli esiti totalmente imprevedibili. La logica delle sanzioni sarà, quindi, quella che inevitabilmente caratterizzerà le prossime settimane».
Più si proseguirà sulla strada delle sanzioni, più ne soffrirà anche la nostra economia…
Sì, ci saranno effetti diretti sulle attività dei Paesi europei, tra cui l’Italia, che hanno interscambi con la Russia e anche conseguenze indirette, a mio avviso ancor più pericolose per la situazione economica, legate al livello di inflazione che si può raggiungere con le ricadute che si possono immaginare sui consumi delle famiglie. I Governi cercheranno di intervenire per cercare di alleviare la situazione.
Il nostro l’ha fatto alla fine della scorsa settimana.
Sono state identificate delle misure che le imprese hanno evidenziato essere in parte troppo deboli. Il problema è che siamo ancora in una fase molto confusa anche per quel che riguarda le azioni finalizzate al reperimento delle risorse necessarie a varare iniziative di sostegno. Siamo in presenza di risposte che non possono essere esaustive, ma che in qualche modo devono essere messe in campo cammin facendo. Credo sia anche importante sviluppare strategie di approvvigionamento nel medio lungo termine per evitare, specie nel prossimo inverno, di trovarci veramente inchiodati a quelle che sono le conseguenze di questa guerra.
Quanto conta il fattore tempo nel fornire le misure di sostegno ad alcune realtà produttive che già rischiavano di fermarsi prima dello scoppio della guerra?
È chiaro che un eventuale avvitamento della situazione comporterebbe per lo Stato la necessità di approvare misure più costose nelle settimane successive. E il rischio di fermi prolungati non riguarda solo il futuro delle stesse imprese, ma anche la dinamica del prodotto lordo. La situazione è molto fluida e non abbiamo ancora elementi quantitativi certi sul primo trimestre, al di là della produzione industriale di gennaio che purtroppo ha frenato più in Italia che in altri Paesi. Le stime sul primo trimestre ci aiuteranno a capire anche come andrà il secondo, che sarà impattato ancora più pesantemente. E consentiranno al Governo di comprendere quelli che saranno gli impatti sulla finanza pubblica e quindi quante risorse a disposizione ci saranno per nuove iniziative di supporto a famiglie e imprese.
Se le sanzioni vengono adottate a livello europeo, le misure relative ai sostegni a famiglie e imprese non dovrebbero essere altrettanto europee?
Anche in questo caso credo che ci sarà un’accelerazione della consapevolezza delle misure da adottare nel momento in cui ci saranno i primi dati relativi al primo trimestre dell’anno. Non c’è niente di più impattante, infatti, che vedere nero su bianco cos’è successo per avere la spinta necessaria a prendere delle decisioni che a mio avviso non dovranno riguardare solamente i necessari sostegni alle imprese e alle famiglie.
Cosa intendere dire?
Che ritengo sia necessario allungare i tempi del Next Generation Eu alla luce delle difficoltà di realizzarlo in questo momento. Ci saranno Governi, tra cui probabilmente anche il nostro, che faranno più fatica a dare vita a tutti i programmi e gli impegni presi. Non per mancanza di buona volontà, ma perché è emersa una situazione imprevista e fortemente impattante. Inoltre, così come sono stati varati programmi come il Sure, andranno potenziate iniziative per cercare di contenere gli effetti a cascata dei danni collaterali di questa crisi russo-ucraina. Mi riferisco in particolare alla necessità di sostenere l’occupazione nei settori che saranno colpiti, di portare avanti tutte le casse integrazioni che si renderanno necessarie: l’Europa dovrà necessariamente tirare fuori qualche nuovo coniglio dal cilindro.
Intanto UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, a fronte della scarsità di alcune materie prime quali acciaio, ghisa, nichel, titanio, ha chiesto la costituzione di un organo interministeriale per individuare in modo rapido nuove fonti di approvvigionamento e calmierare i prezzi in modo da rendere possibile la prosecuzione di alcune attività. Cosa ne pensa?
Il rischio che si possano configurare scarsità strutturali per alcuni materiali fa sì che una soluzione del genere debba essere presa in considerazione, anche per evitare di arrivare tardi, quando la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi. Occorre però anzitutto valutare se economicamente, amministrativamente ed esecutivamente ci sia la capacità di portare avanti un’iniziativa del genere, perché non la si può certamente improvvisare.
(Lorenzo Torrisi)
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