In questo momento di intenso dibattito sulle conseguenze generate dalla pandemia in corso sulla situazione economica del Paese è importante anche andare a valutare le risposte che la singola impresa può realisticamente dare. Naturalmente sono assolutamente necessari gli interventi di sostegno che lo Stato sta mettendo in campo per sostenere le imprese, ma in attesa che tutto ciò si compia al meglio è opportuno anche ad andare a considerare i margini operativi che gli imprenditori hanno in questo contesto.



Ogni giorno escono nuovi studi sull‘impatto che il coronavirus avrà sul Pil e sui fatturati aziendali. Cerved stimava a marzo un calo dei fatturati aziendali in un range tra l’8 e il 18%, mentre Leanus prevede nel 2020 una riduzione media dei ricavi del 37,5% dell’intero sistema imprenditoriale italiano che farebbe registrare un ebitda negativo per 95,6 miliardi a fronte di un indebitamento finanziario netto di 266,7 miliardi e una perdita di 189 miliardi. Al di là di quello che potrà essere assorbito dalla consistenza patrimoniale delle imprese è di tutta evidenza che le perdite economiche che verranno registrate creeranno una forte tensione finanziaria. Secondo Modefinance, agenzia di rating fintech, per il 65% delle imprese italiane le probabilità di insolvenza potrebbero addirittura triplicare.



In attesa che vengano emanate tutte le norme governative necessarie per preservare il patrimonio imprenditoriale italiano vediamo le azioni possibili per ogni singolo imprenditore che necessariamente dovrebbero essere tempestive e che i più avveduti stanno già attuando. L’attendismo imprenditoriale che si creò dopo la crisi finanziaria del 2008 in attesa che in breve tempo tutto tornasse come prima, con le banche sempre in prima fila per sostenere tutti i tipi di impresa, portò alla scomparsa dal mercato di tante imprese che potevano essere salvate se solo l’imprenditore avesse accettato di confrontarsi con il cambiamento avvenuto.



La prima azione certamente è quella di andare immediatamente a mettere in sicurezza la gestione finanziaria dell’impresa utilizzando tutti gli strumenti di sospensione del pagamento di rate di finanziamenti e mutui che il Decreto Cura Italia ha reso possibile senza alcuna discrezionalità da parte delle banche e senza alcuna incidenza sul merito creditizio dell’impresa dopo l’accordo raggiunto in sede europea. Associato a questo intervento è necessario quello di andare tempestivamente a portare sotto controllo la struttura dei costi fissi utilizzando tutti gli strumenti di ammortizzatori sociali messi in campo sempre con il Decreto Cura Italia.

Questi sono i necessari interventi immediati a cui deve seguire un’altra serie di interventi derivanti da scelte strategiche in ordine alla ripartenza in cui si dovrà valutare il core business nell’azienda e la sua adeguatezza a un mercato che verrà profondamente e definitivamente modificato da questa esperienza della pandemia. Qualcuno dice che tutto tornerà come prima, ma non è realistico ipotizzarlo, anzi potrebbe essere mortale per il futuro dell’impresa che invece deve avere il coraggio di confrontarsi con uno scenario profondamente modificato e quindi con nuovi bisogni emergenti che chiedono una nuova risposta sui mercati. È pertanto questo il momento di fare un grande lavoro di ascolto, di dialogo con le proprie filiere e con altri imprenditori per far crescere una nuova conoscenza e quindi un nuovo rapporto con i clienti che non saranno più come quelli che abbiamo avuto sinora.

Diversi imprenditori sono già al lavoro in tal senso progettando cambiamenti anche profondi nella propria azienda. Per poter sostenere questa ripartenza occorre pianificare poi la finanza perché la crisi è importante e sarà lunga. Dopo i primi interventi per mettere in sicurezza la finanza nel breve periodo occorre progettare un uso della finanza che possa sostenere i necessari investimenti che si dovranno effettuare per i mutamenti che verranno effettuati nel business aziendale. Da questo punto di vista sarà importante utilizzare tutti i nuovi strumenti previsti nel Decreto Liquidità che il Governo sta emanando e che dovrebbero poggiare non sulla discrezionalità degli istituti di credito, ma sulla garanzia statale nel caso il progetto di ripartenza sia credibile.

L’altro aspetto fondamentale da tener presente è che la finanza in questo nuovo e drammatico contesto non potrà più prescindere da un approccio integrato, in cui accanto ai tradizionali canali bancari dovranno essere utilizzati tutti i nuovi strumenti che possono portare un sostegno alla finanza d’impresa creando un collegamento diretto tra investitori e impresa. Minibond e piattaforme varie per il lending, l’equity, la cessione di crediti, circuiti di moneta complementare, di microcredito e altro ancora, diventano assolutamente necessari per sostenere la grande trasformazione che il sistema imprenditoriale italiano sta affrontando. Imprenditori protesi al cambiamento, inseriti in comunità di lavoro aperte e collaborative, sono la vera risorsa su cui puntare per un nuovo sviluppo dell’Italia.

Leggi anche

VACCINI COVID/ Dalla Corte alle Corti: la neutralità che manca e le partite aperteINCHIESTA COVID/ E piano pandemico: come evitare l’errore di Speranza & co.INCHIESTA COVID BERGAMO/ Quella strana "giustizia" che ha bisogno degli untori