Il mix di vaccini rappresenta una soluzione alla quale presto si ricorrerà anche in Italia per gli under 60 che hanno ricevuto una prima dose di AstraZeneca, il cui richiamo sarà costituito dal siero di Pfizer o di Moderna. A tal proposito, Francesco Vaia, direttore sanitario dell’istituto “Spallanzani”, a Sky Tg24 ha dichiarato: “Dobbiamo evitare di mettere in discussione lo strumento vaccino e i cittadini devono avere fiducia per una seconda dose diversa dalla prima. Tutti i vaccini sono buoni per evitare la malattia grave e l’ospedalizzazione, dipende da come li utilizziamo e in quale fascia di età”.
Vaia ha affermato poi che tutti i sieri possono presentare reazioni avverse, ovviamente in dimensioni sempre più ridotte, e tutti hanno una bassa, bassissima percentuale di possibilità di farci avere qualche ulteriore contagio, che non dà la malattia grave, ma una scarsissima sintomatologia, evitando assolutamente il pericolo dell’ospedalizzazione e del conseguente eventuale accesso in rianimazione e mortalità. Mischiare i preparati non costituisce un problema: “Tre mesi fa colleghi autorevolissimi inglesi e spagnoli avevano portato avanti uno studio di vaccinazione eterologa, tra prima dose di un vaccino ad adenovirus e seconda dose vaccino a Rna e questi colleghi hanno visto che la nostra capacità di formare anticorpi addirittura era potenziata. Quindi – ha concluso Vaia – dico ai cittadini: fidatevi della scienza, finalmente abbiamo una linea chiara”.
MIX VACCINI: “NON ESISTE UNA FORMALE PRESA DI POSIZIONE DA PARTE DEGLI ORGANISMI REGOLATORI”
In riferimento al mix di vaccini, il virologo Fabrizio Pregliasco ha chiarito su “Open” che vi sono esperienze per altre vaccinazioni, su altre malattie infettive, ma per quanto riguarda il virus Covid-19 non esiste una formale presa di posizione da parte degli organismi regolatori. Quella del mix vaccinale è dunque “una possibilità scientificamente attuabile, ma non formalmente definita dagli organismi regolatori”. Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, a “Non è l’Arena” ha affermato: “Ci sono due studi che dicono che mischiare addirittura dà una risposta migliore per quanto riguarda l’immunità”. Infine, la somministrazione eterologa di vaccini non rappresenta un’assoluta novità nel panorama della profilassi delle malattie, come rimarcato in un’intervista a “Il Corriere della Sera” da Fabio Ciciliano, componente del Comitato tecnico scientifico, tanto da essere già stata impiegata per l’influenza e per l’epatite B. “In via preliminare – ha puntualizzato – è stata registrata una maggiore efficacia nella produzione di anticorpi con dosi eterologhe inoculate con un intervallo di 9-12 settimane (AstraZeneca-Pfizer) rispetto al protocollo vaccinale ‘omologo'”.