Un mondo fatto di spazi ed edifici che devono diventare luoghi di incontro e di relazioni, per realizzare una città dinamica anche a livello sociale. Una sfida affascinante, alla quale sono chiamati a dare il loro contributo esperti di architettura, di urbanistica e della società, che sarà il tema di “Resurgence: progettare il futuro delle città”, l’incontro che si terrà oggi al Meeting per approfondire il significato della rigenerazione urbana. Andrea Gibelli, presidente di FNM, uno dei relatori dell’appuntamento, anticipa alcuni dei contenuti.
Cosa vuol dire oggi rigenerazione urbana, cosa significa cambiare la vita delle città?
Non c’è rigenerazione urbana che non passi da una rigenerazione culturale del modo in cui abbiamo inteso le città fino a oggi e il ruolo che queste hanno nell’organizzare la nostra vita quotidiana. Si mette sempre l’accento sui comportamenti energetici, su quei micro-atteggiamenti che possono contribuire ad affrontare i temi del momento: cambiamento climatico, inquinamento, dispersione delle risorse, eccetera. Ma c’è di più. Il cambio di paradigma ci sarà quando affronteremo tutti insieme, senza filtri dogmatici, il destino dei grandi agglomerati urbani, destinati sempre più ad una interconnessione (e dunque mobilità) maggiore di prima. Le comunità, anche quelle sublocali e i villaggi vivono, nella contraddizione, la necessità di doversi spostare con maggiore fluidità per raggiungere servizi e opportunità sempre più dilatati. Non dilazionati o rarefatti, bensì dilatati. Che significa avere centri di eccellenza sanitari, poli universitari, centri di ricerca, hub di lavoro impiegatizio, poli culturali, aree industriali o commerciali, distribuiti su distanze nuove, non compatibili con le attuali abitudini di vita o con le reti attuali.
Che città avremo, quindi?
Avremo città lineari, diffuse in lande vaste, dove ciascuna persona vivrà in modo espanso. Poi ci sono, ovviamente, i temi legati alla sopravvivenza complessiva: le isole di calore da contenere con città spugne, riforestazioni, depavimentazioni. Per non parlare dell’indipendenza energetica, vera emergenza da affrontare con logiche comunitarie. Insomma, oggi cambiare vita significa mettere le persone in grado di poter gestire con lungimiranza le proprie scelte di vita sociale, lavorativa, affettiva, di benessere. Il Gruppo FNM con Regione Lombardia ha ideato “Fili”, un progetto ambizioso di rigenerazione urbana, uno dei più importanti a livello europeo, con l’obiettivo di connettere territori, comunità, vocazioni differenti, lungo gli assi della mobilità ferroviaria. Un cambio di rotta senza precedenti in Italia perché parte dal presupposto che le reti del trasporto ferroviario possono fungere da attivatori del cambiamento, veri driver di trasformazione urbana.
Quali sono i luoghi che definiscono l’identità delle città e offrono possibilità di relazione, di socializzazione? Le stazioni sono uno di questi?
I luoghi sono quelli usuali, dove si concentrano le opportunità, le scelte, le contraddizioni. Sono molteplici, sempre più interconnessi e dilatati, come dicevo. Certamente le stazioni sono luoghi topici e centrali perché rappresentano da sempre il transito delle vite. Da questi “non luoghi” passiamo, transitiamo, per varie e importanti ragioni: lavoro, affetto, cura, tempo libero, passioni varie. Questi luoghi disparati e talvolta disperati dovremmo trasformarli in luoghi veri e propri, dove fare esperienza di vera cittadinanza. Le stazioni possono diventare veri “amplificatori di cittadinanza” nella riprogettazione generale delle città, con innesti di nuove piazze, ciclabili che si estendono ben oltre i centri urbani, aree verdi, spazi pubblici per co-working o per il tempo libero; ulteriori hub che completano e arricchiscono l’esperienza del viaggio. Luoghi mutanti capaci di attrarre arte, cultura pop, enogastronomia, servizi turistici.
Le stazioni diventeranno anche hub intermodali della mobilità?
Potranno ibridare l’esperienza del viaggiatore con l’innovazione tecnologica e l’intelligenza artificiale e non solo per la prenotazione e l’acquisto dei biglietti. La sensoristica di ultima generazione ci farà vivere la permanenza in questi luoghi e il viaggio stesso con maggiore comfort e sicurezza. Infine, come ovvio, dovremo riorganizzare la mobilità attorno a questi veri e propri hub con tutta l’intermodalità possibile (bike-car-bus-metro) e i relativi parcheggi per l’interscambio, abbattendo tutte le barriere architettoniche oggi presenti.
Cosa significa attuare progetti di rigenerazione sostenibili? La sostenibilità è un aspetto essenziale di questi piani di intervento?
Ovviamente, la sfida è che questa scommessa non gravi sulle spalle delle generazioni future. Possiamo, dobbiamo, concepire le trasformazioni urbane senza “costi aggiunti”, senza ulteriore aggravio ambientale e sociale. Ci riusciremo solo se guarderemo all’ambiente con uno sguardo nuovo, inclusivo e non ideologico, restituendo ciò che nei decenni è stato tolto.
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