Mobilità scuola, aperte le nuove finestre per le domande di trasferimento che andranno presentate da docenti entro il 16 marzo, il personale Ata potrà richiedere lo spostamento dall’8 al 25 marzo, gli educatori fino al 19 e gli insegnanti di religione cattolica dal 21 marzo al 17 aprile 2024. Gli spostamenti del personale scolastico, come confermano i dati storici, pubblicati dal Sole 24 Ore, incidono ogni anno in maniera molto significativa sull’organizzazione degli istituti, perchè i numeri delle richieste accolte sono elevati.



E nel 2024 i criteri di valutazione saranno ulteriormente allentati grazie alle nuove procedure decise in accordo con i sindacati che prevedono specifiche deroghe al vincolo di permanenza triennale, specialmente per chi ha bisogni familiari speciali. Negli ultimi cinque anni infatti i trasferimenti sono stati più di 300mila, e la maggior parte all’interno della stessa provincia. Le modalità  e le ragioni sono varie, una delle principali resta quella dei docenti del Sud che chiedono di essere trasferiti al Centro o al Nord per poi tornare indietro appena possibile.



Mobilità docenti, boom di trasferimenti, penalizzata la continuità didattica

Il Sole 24 Ore ha pubblicato i dati storici che riguardano le domande di mobilità dei docenti e del personale scolastico accolte negli ultimi cinque anni, cioè a partire dal 2018 al 2023/24. I numeri sono alti e riguardano principalmente spostamenti all’interno della stessa provincia, per i quali nel corso del tempo sono cambiati i criteri di valutazione, diventando sempre meno stringenti soprattutto per alcune categorie. Quest’anno infatti, non solo non peserà il vincolo di permanenza triennale, ma sarà garantita la mobilità a tutti coloro che hanno figli minori di 12 anni e per tutti i dipendenti che possono certificare situazioni di disabilità o che fanno assistenza a familiari non autosufficienti.



Sono stati anche aboliti altri paletti che riguardavano il tempo minimo di permanenza dopo il quale poter fare domanda, ora, l’unico requisito che potrebbe limitare la richiesta sarà solo quello della disponibilità. Cioè che i posti andranno equamente distribuiti anche in base alle nuove assunzioni. Come sottolinea il quotidiano però questo fenomeno contribuisce notevolmente a penalizzare la continuità didattica, proprio perchè alcune zone le graduatorie sono vuote e spesso le partecipazioni a concorsi sono inferiori alle reali disponibilità. Tutto ciò non fa che aumentare il ricorso alle supplenze pur di garantire la copertura.