“La scelta della mobilità elettrica è irreversibile”. Ad affermarlo, in una intervista rilasciata ad Avvenire, è stato Luca De Meo, presidente dell’associazione che rappresenta i costruttori automobilistici europei (Acea) nonché amministratore delegato di Renault. “La Cina l’ha imboccata da una decina di anni, gli Stati Uniti si sono accodati con Tesla, e l’Europa ha svoltato in questo senso ormai da cinque o sei anni. Quel treno ha già lasciato la stazione e sarà difficile fermarlo”, ha spiegato.
Un dietrofront, secondo l’esperto, non è dunque possibile, sebbene ci siano state delle polemiche sul tema. “L’industria automobilistica europea investirà 250 miliardi di euro da qui al 2030 sull’elettrico e a livello mondiale prevede di spendere un triliardo di euro, considerando anche le fabbriche per le batterie. È ovvio che con queste premesse non si può tornare indietro. Il tema ora sono i tempi per completare la transizione e la flessibilità necessaria per arrivarci”, ha sottolineato.
“Mobilità elettrica è irreversibile”, De Meo (Acea) e l’appello all’Ue
Sebbene Luca De Meo non abbia dubbi in merito alla necessità di andare avanti con il processo per la mobilità elettrica, al contempo è consapevole di quanto l’Europa sia indietro rispetto ad altri come la Cina. “Siamo partiti in ritardo, nei prossimi 12 anni dobbiamo recuperare il tempo perso. Non è solo una questione di infrastrutture di ricarica ma di strategia e di politica industriale che ci permetta di avere un peso più forte nella catena del valore”. Il futuro in tal senso non sembra roseo. “Le proiezioni dicono che anche al 2030 l’Europa avrà a disposizione solo il 5% del business dell’elettrico. Per non restare esclusi occorre un lavoro di squadra a livello politico e di relazioni internazionali”.
È per questo motivo che il presidente dell’Acea, a nome dei costruttori automobilistici europei, chiede più flessibilità. “Solo la possibilità di lavorare su tecnologie diverse tra loro: l’obiettivo è la qualità dell’aria e la diminuzione delle emissioni nocive, ma è assurdo mettere una tecnologia contro l’altra. Il messaggio è: diteci quale è il traguardo che volete raggiungere, ma senza imporci le metodologie”, ha concluso.