Cosa non funziona nella sanità di alcune regioni? Non rappresenterebbe una novità ma sembrerebbe che alcune regioni destino maggiore attrattiva rispetto ad altre. E così, con la fine dell’emergenza Covid, ripartono i flussi ‘migratori’ di pazienti che, per farsi curare si spostano da Sud a Nord. Questa mobilità sanitaria inevitabilmente porta ad un giro d’affari a favore di quei territori in cui si hanno maggiori richieste in termini di cure, visite e trattamenti.



Come riporta Quotidiano Sanità il flusso ‘migratorio’ è da considerarsi ormai endemico e coinvolge quasi un milione di italiani. Le regioni maggiormente richieste dai pazienti sono Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana, le quali rappresentano di conseguenza le principali regioni ad avere un saldo attivo. In particolare in testa troviamo sempre la Lombardia con un attivo di 550 milioni, seguita poi dall’Emilia Romagna con 407 mln. Sul terzo gradino del podio si posiziona infine il Veneto con 176 mln. A seguire la Toscana con 63 mln, il Molise (30 mln), Pa Bolzano e Pa Trento con 2 mln ciascuno. In attivo poi ci sono il Bambino Gesù (246 mln) e l’Acismom (42 mln).



MOBILITÀ SANITARIA: LE REGIONI CON SALDO PASSIVO

Ciò che torna a registrarsi a dispetto di programmi e proclami decantati è l’invariato peso che grava sulle casse di quelle regioni che non riescono ad attrarre pazienti da fuori, e tantomeno sono in grado di frenare l’esodo dei residenti. Stiamo parlando principalmente del Meridione, con alcune eccezioni. Sono 14 le regioni che hanno registrato un saldo passivo. In cima alla lista troviamo la Campania (-277 mln), seguita, nell’ordine, da Calabria (-273 mln), Sicilia (-206 mln), Puglia (-177 mln), Lazio (-161 mln), Abruzzo (-97 mln), Liguria (-94 mln), Sardegna (-73 mln), Basilicata (-69 mln), Marche (-44 mln) Umbria (-16 mln), Valle d’Aosta (-10 mln), Friuli Venezia Giulia (-8 mln) e Piemonte (-8 mln).



Come si può notare i dati sono eclatanti, e nella lista troviamo anche alcune regioni del Nord. Ma a cosa si piò imputare questa situazione? Il tutto ruoterebbe intorno all’offerta nell’alta specializzazione data da alcune regioni a dispetto di altre, e soprattutto dalle strutture private accreditate così come per gli interventi d’elezione. Questi fattori sono da molto tempo alla base dei flussi, in gran parte proprio dal Sud, ma anche da altre regioni settentrionali. Il primato in termini di avanguardia sanitaria sembrerebbe essere detenuto dalla Lomabardia. Alla luce di questa situazione le aziende sanitarie delle regioni in passivo dovrebbero prendere atto delle mancanze ed essere in grado di intervenire per poter attrarre i propri residenti, migliorando in termini di qualità, numeri e sicurezza.