Moda green, nella svolta dell’Europa sulla sostenibilità ambientale c’è anche l’obiettivo di una battaglia contro il “fast fashion” a prezzi bassi, per puntare sempre di più su fibre naturali e capi di abbigliamento riciclabili e riutilizzabili. La nuova Eu Strategy for Sustainable and Circular Textile è stata presentata in Commissione lo scorso 30 marzo e votata in grande maggioranza il 31 maggio. Si tratta di un pacchetto di norme che favoriranno l’abbigliamento ecologico imponendo una serie di vincoli, sia alle aziende tessili che ai consumatori.
Tra queste ci sarà l’obbligo di raccolta differenziata per i vestiti, che secondo i numeri attualmente troppo spesso vengono gettati tra i rifiuti quando vengono dismessi. Il quotidiano La Verità ha pubblicato le statistiche, le stesse che sono state portate a Bruxelles a prova della necessità di questo nuovo pacchetto di leggi, in base alle quali su 6 milioni di tonnellate di prodotti di moda, solo il 38% viene poi riutilizzato o riciclato, e soltanto grazie ad enti o associazioni che poi destinano i prodotti ai più bisognosi o li rimettono in vendita.
Moda green Ue, cosa prevede il nuovo regolamento
I provvedimenti dell’Europa per imporre la sostenibilità ambientale della moda, rendendola green, e dell’industria tessile non si baseranno soltanto sulla raccolta differenziata. Le aziende saranno costrette a seguire una serie di nuove norme. Prima su tutte la tracciabilità, nasce infatti il “passaporto digitale dei vestiti“, sul quale dovranno essere indicate tutte le fasi della produzione, la composizione e le indicazioni per un corretto smaltimento.
Diverse sono già le polemiche che hanno investito questo annuncio, soprattutto da parte delle grandi industrie della moda europee. Per molti esperti infatti, così come è stato formulato il pacchetto, rischia di penalizzare le aziende Eu con costi elevati e nuovi standard, mentre i prodotti dalla Cina resteranno esenti dai controlli e potranno continuare ad invadere il mercato.
Moda green Ue, gli esperti del settore: “Aumenteranno i costi”
Il quotidiano La Verità in merito alle nuove norme sulla “moda green” che presto verranno imposte dall’Europa, ha intervistato due imprenditori ed esperti del settore. Il primo, Fabrizio Tesi presidente dell’ASTRI, Associazione Tessile Riciclato, che afferma che così come è il regolamento attuale “Chi vuole riciclare tessuti si sente intrappolato in una contraddizione di leggi nazionali e regionali“. Inoltre, i cassonetti per differenziare i vestiti sono davvero rari. Poi c’è il fatto che, secondo Tesi, sarebbe impossibile una norma sullo smaltimento sostenibile senza rivedere l’attuale legge sulla chimica, “Il Regolamento Reach, in vigore dal 2007 in Europa, stabilisce quali sostanze e quali composti chimici possono essere utilizzati nei processi industriali. Poiché l’area di applicazione della normativa è limitata all’Ue, ne consegue che i prodotti di importazione possono contenere sostanze non ritenute pericolose nei Paesi in cui sono stati fabbricati“.
Ed è d’accordo anche su questo fatto Mauro Chezzi, vice direttore di Sistema Moda Italia, secondo il quale l’accelerazione Ue sulla moda green comporterà alti costi aziendali che dovranno dotarsi di staff e chimici per rispettare la legge, perchè, dice, “dovremo farci carico anche dei rifiuti“. Quello che è certo è che “Sarà una rivoluzione, e i consumatori dovranno adattarsi a nuovi stili e comportamenti“, ma l’importante è che “L’UE garantisca controlli anche per l’import da paesi terzi“.