In Italia si sta già scegliendo chi salvare tra i malati gravi di Covid? La domanda sorge spontanea analizzando gli ultimi numeri aggiornati della pandemia. Non solo il coronavirus è tornato a correre nel nostro Paese, ma è cresciuto pure il numero dei morti, tornando ai livelli della fase più acuta della prima ondata. Da questa analisi si scopre che l’Italia tanto elogiata secondo il premier Giuseppe Conte sta contando più morti Covid degli Stati Uniti, dove il numero dei casi è altissimo, ma comunque la letalità è più bassa. Entriamo allora nel merito dei numeri. Gli Stati Uniti sono primi al mondo per numero totale di casi e vittime. Inoltre, hanno registrato il numero maggiore di nuovi casi di coronavirus in 24 ore. Ma la situazione è per certi versi più preoccupante in Italia, non solo perché è al terzo posto nel mondo per nuovi casi giornalieri. Il nostro Paese ha una percentuale di letalità quasi doppia rispetto a quella degli Stati Uniti. Secondo i dati della Johns Hopkins University, è arrivato al 4,18% il tasso di letalità, mentre negli Stati Uniti è al 2,34%.



MORTI COVID E “MODELLO ITALIA”: FALLIMENTO CONTE?

Hanno un tasso di letalità peggiore dell’Italia solo Messico e Iran. Nel primo caso è del 9,79%, nell’altro invece del 5,57%. Si avvicinano alla percentuale dell’Italia il Regno Unito con il suo 4,03% e il Perù con il 3,78%. Il tanto contestato Donald Trump, la cui gestione dell’epidemia è stata secondo gli osservatori internazionali una delle cause principali della sua sconfitta alle Elezioni Usa 2020 contro Joe Biden, gestisce una situazione che è migliore rispetto a quella che si ritrova il premier Giuseppe Conte, secondo cui all’estero invidiano il “modello Italia” di gestione dell’epidemia. Un modello che però fa acqua, considerando anche le critiche mosse dalla Fondazione Gimbe sul sistema di monitoraggio. Siamo così tornati al dramma delle prime settimane di marzo, dove bisogna scegliere chi salvare e chi no perché non c’è posto per tutti nelle terapie intensive e subintensive? “Ogni giorno ci sono decine di morti che sarebbero stati evitabili e che sono dovuti alle balle raccontate sul rafforzamento della rete ospedaliera e dei posti di terapia intensiva”, scriveva Franco Bechis ieri su il Tempo.



Proprio quando pensavamo di esserci avvicinati alla fine del tunnel, ecco di nuovo il buio. Siamo di nuovo alla fase delle scelte difficili per anziani con malattie pregresse che avrebbero potuto vivere ancora qualche anno se non fossero stati colpiti dal Covid. Non è un caso se la Siaarti, la società di anestesisti e rianimatori, ad ottobre ha diffuso un nuovo documento, coinvolgendo stavolta Fnomceo, con istruzioni etiche in caso di drammatica scelta su chi salvare e chi no. Un orrore che speravamo di non rivivere più, invece il numero dei morti Covid torna a crescere.

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