Una delle volontà del governo Meloni è quello di riformare il sistema di calcolo che serve a compilare il modello ISEE, il principale indicatore di reddito per l’assegnazione dei bonus e delle agevolazioni.

Modello ISEE: una riforma fiscale in vista

Prima di tutto bisogna capire se l’eventuale modifica del sistema di calcolo potrebbe avvantaggiare le fasce di popolazione più deboli oppure potrebbe innalzare l’erogazione dei bonus anche al ceto medio basso che viene escluso per poche migliaia di euro in dichiarazione. Infatti con il sistema di calcolo ISEE il governo decide anche la proporzione dell’assegno unico da conferire alle famiglie.



Il modello ISEE è fondamentale per l’erogazione dei contributi ed è collegato anche ad un sistema di dichiarazione telematico che viene consultato anche da alcuni enti. Questo motivo è improponibile pensare di eliminarlo, tuttavia il governo vorrebbe optare per la modifica del sistema di calcolo utile a produrre la scala di equivalenza ISEE.



Modello ISEE: seconde case peseranno meno, ecco come

Anzitutto, da quello che si apprende, si vorrebbe dare un minor peso alle proprietà diverse dalla prima casa che risultano scritte e che finiscono per aumentare il patrimonio complessivo della famiglia. Lo stesso dovrebbe valere anche per le case acquisite in eredità che andrebbero infatti ad aumentare il patrimonio del soggetto che ne beneficia in qualità di erede, ma senza che queste case possono realmente essere considerate come fonti di reddito vera e propria. Poniamo ad esempio il caso di una famiglia monoreddito che riceve in eredità un appartamento che però è fatiscente, necessita di ristrutturazione e per questo motivo non si riesce a trovare nemmeno un inquilino pronto a pagare il canone di locazione. Per questo appartamento la famiglia dovrà pagare necessariamente l’IMU e quindi le tasse in quanto si tratta di una seconda casa, eppure Il valore complessivo di mercato andrebbe ad aumentare il patrimonio disponibile del nucleo familiare.



Anche una casa che è entrata all’interno della disponibilità del nucleo familiare, ma su cui pende ancora un mutuo.

con la metodologia applicata oggi il peso degli immobili è del 20% sul valore finale e questo deve essere considerato al netto del mutuo ancora da pagare. Quindi la riforma dovrebbe intervenire in questo senso: far pesare meno possibile l’immobile all’interno del patrimonio familiare. Ci beneficerebbero tutti, sia le persone di un ceto medio alto, sia quelle invece di un ceto medio basso.