Dopo aver prodotto un vaccino contro il coronavirus, Moderna ne sta per lanciare due contro l’Hiv. È quindi la prima azienda biotecnologica a proporre al mondo una formulazione in grado di conferire protezione dal virus dell’Hiv e quindi dall’Aids, peraltro con la stessa tecnologia usata per i sieri anti Covid. Non è una notizia sorprendente, visto che già nel mese di gennaio si parlava di questi vaccini, ma la novità importante è che il 19 agosto dovrebbero cominciare i trial clinici di fase uno per la coppia di vaccini anti-Hiv sviluppati da Moderna. Dopo aver superato con successo la fase preliminare della sperimentazione, sono stati autorizzati per l’avvio di quella umana. I due vaccini si chiamano mRna-1644 (che genera una risposati 97% casi) e mRna-1644v2-Core. Non ci sono invece notizie del terzo candidato annunciato per quest’anno, mRna-1574.
Stando alle informazioni rese note, nei trial clinici di fase 1 saranno coinvolte 56 persone tra 18 e 50 anni, tutti sani e risultati negativi al test dell’Hiv. L’obiettivo in questa fase è verificare la sicurezza, quindi non l’efficacia, di questi vaccini, ma verrà comunque registrata la risposta anticorpale ottenuta. I volontari saranno divisi in 4 gruppi differenti, senza protocolli in cieco: uno riceverà la prima formulazione, l’altro la seconda e gli altri due mix leggermente diversi delle due formulazioni. Quindi, tutti coloro che riceveranno il vaccino sapranno cosa stanno ricevendo, quindi quali formulazioni.
VACCINI HIV MODERNA, QUALI SONO I TEMPI
La sperimentazione umana dei vaccini contro l’Hiv richiederà più tempo, però, rispetto a quella per Spikevax, il vaccinto anti Covid sviluppato da Moderna. Si parla infatti di almeno 10 mesi, ma si ritiene che la fase 1 possa concludersi nel 2023. Se tutto andrà bene, seguiranno le fasi 2 e 3, quindi nella migliore delle ipotesi potrebbero servire 5 anni per arrivare all’approvazione. Il motivo è legato alla circolazione minore del virus dell’Hiv rispetto al coronavirus nei mesi passati. Serve una quantità sufficiente di dati a persone infettate dall’Hiv dopo l’inizio della sperimentazione per confrontare il gruppo di vaccinati con quello di controllo.
Dunque, considerando la frequenza inferiore dell’Aids e che per motivi etici i volontari coinvolti non vengono esposti deliberatamente al virus dell’Hiv, bisogna attendere un tempo congruo per ottenere dati sufficienti per la richiesta di autorizzazione al commercio del vaccino. Stando alle informazioni condivise da Moderna, il vaccino anti Hiv induce, attraverso la piattaforma mRna, risposte delle cellule B e ne guida la maturazione precoce verso lo sviluppo di anticorpi ampiamente neutralizzanti (bnAb), che sono fondamentali per proteggersi dall’Hiv.