Il vaccino Moderna potrebbe essere più efficace di Pfizer contro le varianti. Uno studio Usa non ancora pubblicato, e quindi non sottoposto a revisione paritaria, ma disponibile in versione preprint sulla piattaforma ‘Medrxiv’, mette a confronto l’efficacia dei due vaccini a mRna. L’analisi è stata condotta su dati del Mayo Clinic Health System da gennaio a luglio 2021, periodo in cui erano molto diffuse sia la variante Alfa che la Delta, e mostra che l’efficacia contro l’infezione sembrerebbe essersi ridotta meno per Moderna.



“Abbiamo analizzato gruppi di persone del Minnesota vaccinate e non (25.589 persone per ciascuno dei due gruppi), abbinate per età, sesso, etnia, storia di precedenti test per Sars-CoV-2 e data della vaccinazione completa. Entrambi i vaccini sono stati altamente efficaci durante questo periodo di studio contro l’infezione da Sars-CoV-2 e contro i ricoveri per Covid. A luglio, però, se l’efficacia contro il ricovero è rimasta elevata, l’efficacia contro l’infezione è risultata inferiore per tutti e due i prodotti scudo (Moderna 76%, Pfizer 42%), con una riduzione più pronunciata per il vaccino Pfizer”.



Lo studio: “Moderna meglio di Pfizer, ma entrambi proteggono fortemente”

Questo calo di Moderna e Pfizer  si verificava mentre in Minnesota la prevalenza della variante Delta aumentava dallo 0,7% di maggio a oltre il 70% di luglio, e la prevalenza di Alfa calava dall’85% al 13% nello stesso periodo di tempo. Confrontando i tassi di infezione tra vaccinati nei siti del Mayo Clinic Health System in più stati (Minnesota, Wisconsin, Arizona, Florida e Iowa), il vaccino Moderna ha mostrato una riduzione di due volte del rischio di infezioni breakthrough rispetto a Pfizer.

In Florida, che a luglio stava vivendo la sua più grande ondata di Covid, il rischio di infezione dopo vaccinazione completa era inferiore di circa il 60% con Moderna rispetto a Pfizer. Lo studio osservazionale, va precisato, evidenzia che entrambi i vaccini a mRna proteggono fortemente contro infezioni e malattie gravi, ma giustifica un’ulteriore valutazione dei meccanismi alla base delle differenze nella loro efficacia, concludono gli autori.