IL CASO DI TORINO: COMPAGNA PARTORISCE, LEI CHIEDE CONGEDO PATERNITÀ
Dopo che una donna ha chiesto e ottenuto il congedo di paternità nella sua azienda a seguito del parto della compagna, il “caso” da Torino si amplia a livello nazionale. Gaia – come diffuso da “La Repubblica” negli scorsi giorni – ha 41 anni ed è direttore di una filiale Intesa-Sanpaolo dell’hinterland di Torino.
Nel 2021 è andata in Spagna per cercare di avere una figlia con la propria compagna, ottenendo il via libera alla procreazione assistita (in Italia non consentito per legge): dopo la nascita della bimba Nora, portata in grembo dalla compagna Sara, ha chiesto e ottenuto il congedo di paternità presso la Banca. All’inizio le era stato rifiutato il congedo, poi qualcosa è cambiato: scrive “Rep”, «Non perché le leggi siano cambiate, ma perché la sua azienda, Intesa Sanpaolo un colosso da 90 mila dipendenti, ha deciso di estendere i diritti a tutte le coppie, riconoscendo anche quello che per legge non è riconoscibile, la paternità, ad una donna». Il caso di Torino ha subito risvegliato diverse polemiche, tra cui l’intervento oggi di Carlo Giovanardi – ex senatore Udc, oggi in “Identità e Azione” – su “Libero Quotidiano che contesta radicalmente l’assunto di base della vicenda torinese.
GIOVANARDI: “COSÌ ELUSI I DIRITTI DEI BAMBINI”
«La Banca, e su questo non mi sento di criticare, ha riconosciuto il principio che se una neo mamma ha bisogno di aiuto, un congedo di paternità può evidentemente essere dato ad un uomo o ad una donna anche se non sono né padre né madre del nascituro, e per la legge italiana neppure sposati», scrive Giovanardi facendo riferimento alla storia di Gaia e Sara da Torino.
Il punto di forte polemica arriva però quando le due donne protestano con l’anagrafe che in fase di registrazione della nascita della piccola Nora le avrebbe offeso in quanto ha richiesto di firmare un documento che attestasse «la figlia è nata dall’unione naturale con un uomo né parente né affine nei gradi che ostano al riconoscimento». Giovanardi si questo punto non transige e critica la levata di scudi fatta dalle due donne: «si contesta l’unica cosa certa e vera e cioè che da qualche parte c’è il vero padre della bambina, che Lei non avrà mai il piacere di conoscere». Secondo il politico conservatore, il problema di fondo è l’eludere «il diritto dei bambini di avere un padre e una madre, di conoscere chi sono e di crescere con loro». Non solo, conclude Giovanardi ponendo un parallelo con un’altra problematica sostanziale nel vasto mondo dei “diritti LGBTQ”, «Qui, e in maniera ancora più grave con la pratica del cosiddetto “utero in affitto”, dove viene eliminata la madre do-po il parto per consegnare il neonato ai due uomini committenti, si pretende che l’ordinamento giuridico legalizzi ogni tipo di desiderio, favorisca chi ha i mezzi economici per soddisfarlo nel mercato della procreazione, ignorando completamente i diritti dei bambini».