Mogol tra i protagonisti di Techetechetè in onda sabato 30 maggio 2020 su Raiuno. Una puntata incentrata su uno dei parolieri più importanti della musica italiana che ha legato il suo successo all’indimenticabile Lucio Battisti. In pochi però sanno come e quando è nato il suo nome. “Era il 1959, Giulio Rapetti fece domanda di iscrizione alla Siae chiedendo di assumere un nome d’arte, peccato che non ne aveva in mente uno preciso, inviò alla Siae una lista di 120 nomi e alla fine furono i funzionari a sceglierne uno” ha raccontato Gianni Letta, l’ex Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri che ha scelto il nome del paroliere, produttore discografico e scrittore. Lo stesso Giulio Rapetti dalle pagine di Rolling Stones ha ricostruito quell’aneddoto: “non ricordo quasi niente, questa cosa qui ce l’ho scolpita nella memoria: quando mi arrivò la lettera della Siae e lessi quel nome, Mogol, mi prese uno scoramento totale… Pensai, oddio, un nome cinese! Mi calmai solo convincendomi che nessuno sarebbe venuto a saperlo”. E invece, il nome Mogol oggi è un pezzo di Storia della musica italiana e lui stesso è ‘costretto’ ad ammetterlo: “Alla fine mi sono ricreduto, quel Mogol mi ha aiutato davvero, è un nome che una volta che lo senti non lo dimentichi più”.
Mogol e Lucio Battisti: “conosceva la musica più nuova in circolazione”
Non solo, Mogol sempre a Rolling Stones ha parlato anche del momento di crisi vissuto dall’ambiente musicale e discografico per via dell’emergenza sanitaria da Coronavirus. “La salute della gente è più importante dello spettacolo” – ha precisato il paroliere che parlando del futuro della dimensione live in vista della paura dei contagi ha detto – “si potrà tornare a fare live con le dovute limitazioni e cautele, ma non possiamo aprire agli eventi rischiando la vita della gente”. Il produttore discografico ha anche rivelato un progetto che sta studiando col suo team: “stiamo studiando uno spettacolo televisivo nel grande giardino del Cet e daremo quasi 9 metri a ogni persona seduta per impedire qualsiasi contagio. È vero che è un discorso difficilmente adottabile da tutti, però non possiamo far altro che sperare di riprendere presto, perché senza musica è una vita grigia”. Infine il ricordo di Lucio Battisti, amico e collega con cui ha raggiunto il grande successo: “il suo sorriso era radioso, davvero irresistibile! Lui studiava tantissimo. Tutto quello che ha prodotto è perché lo ha prima immagazzinato. Conosceva la musica più nuova in circolazione. Prima si assorbe la cultura, poi si elabora e infine si produce. Mi ha fatto capire che per diventare creativi ai massimi livelli bisogna approfondire ai massimi livelli”.