MOIRA CUCCHI DOPO L’OMICIDIO GIULIA TRAMONTANO

Moira Cucchi, tra le protagoniste della puntata di oggi di Sopravvissute, porta la sua testimonianza toccante in giro dell’Italia per raccontare come la paura possa essere trasformata in coraggio, ma è consapevole delle storie dolorose delle “non sopravvissute”. Infatti, pochi giorni dopo l’omicidio di Giulia Tramontano ha scritto una lettera che è stata pubblicata da Bresciaoggi, in cui parla da sopravvissuta e al tempo stesso da ‘attivista’, visto che collabora con i centri antiviolenza e ogni giorno è in prima linea per combattere quello che definisce un “cancro sociale“.



Per quanto riguarda il caso della donna incinta uccisa a coltellate dal compagno, Moira Cucchi nella sua missiva non nasconde che ha subito pensato al fatto che quando una donna scompare il pensiero va subito al possibile epilogo, al femminicidio. Ormai questo pensiero è diventato “pericolosamente automatico“, viene dato per scontato. Inoltre, segnala la sua battaglia quotidiana “contro mentalità ottuse e indifferenza estrema“.



MOIRA CUCCHI E L’IMPORTANZA DEI SEGNALI

Non può essere normale, secondo Moira Cucchi, che un uomo “si senta libero di comandare” e far del male a una donna. Né tutto ciò può essere giustificato da pensieri diversi e da qualsiasi cosa che ritiene sbagliata. Ciò che deve fare specie, come lo fa a lei, è l’indifferenza di chi così non può accorgersi di nulla. “Diciamocela tutta, un narcisista patologico e violento, non si sveglia la mattina e di punto in bianco commette un omicidio, i segnali ci sono“.

Per le vittime, però, è spesso difficile coglierli, ma le altre persone secondo Moira Cucchi non possono non coglierli. Quindi, lancia un appello, perché le segnalazioni e le chiamate alle forze dell’ordine, anche in forma anonima, possono salvare delle vite. Non bisogna voltarsi dall’altra parte, ma anzi pensare anche a sensibilizzare i giovani ogni giorno.



Lei ci ha messo la faccia, la sua storia, ma ovviamente sa che non basta, bisogna affrontare il problema. “Non può e non deve essere normale che un uomo si prenda il permesso di uccidere una donna per di più con in grembo il proprio figlio“. Non si può restare immobili a osservare, ma essere parte del cambiamento. La lettera si chiude con una promessa a Giulia Tramontano: “Cara Giulia continuerò a combattere lo farò per te, per il tuo piccolo angelo e per tutte le donne che come te non ce l’hanno fatta“.