Dominique Moisi, politologo francese e consulente dell’Istituto di Relazioni internazionali, ha parlato della sfida africana per l’Europa sulle pagine del Quotidiano Nazionale, partendo dalla crisi dei migranti. Seppur questa sia “gravissima”, sostiene che l’UE “troverà una soluzione”, e mentre “l’atteggiamento nei confronti dell’Italia è assurdo“, è anche vero che “ormai tutti si stanno rendendo conto che lasciarla sola è assurdo”.
“Osserviamo”, spiega ancora Moisi, “che nei momenti difficili l’Europa ha saputo restare unita e difendersi”, come nel caso del Covid, o dell’aggressione russa in Ucraina. Secondo il politologo, “il percorso è lungo e difficile [e] parlare oggi di fallimento dell’Ue è insensato“, perché seppur in alcuni casi manca una visione comune e condivisa, i migranti che lasciano la loro terra “si precipitano verso l’Europa, la parte più civilizzata e relativamente prospera del pianeta”. In tema migranti, infatti, Moisi ritiene che “proprio perché la situazione è insostenibile, gli Stati membri troveranno un’intesa molto forte” e ritiene che “qualcosa si sta già muovendo”.
Moisi: “L’Europa deve vincere la sfida africana e risolverà la crisi migranti”
Secondo Dominique Moisi delle soluzioni contro la crisi dei migranti ci sono e certamente verranno fuori nelle sedi opportune, ma dal conto suo ritiene che un buon piano potrebbe essere quello di “creare un partenariato Europa/Africa che permetta di tenere sotto controllo la situazione”. Infatti, centrale secondo il politologo è che “l’Europa non può permettersi di perdere l’Africa, che per lei è molto più importante della Russia e della Cina”.
L’Europa, insomma, sintetizza Moisi, deve “ricolonizzare” l’Africa, “ovviamente nel senso buono, aiutando le autorità locali a ripartire”. Un piano che, avverte, “non sarà facile”, ma che nel frattempo è anche “l’unica strada percorribile”, perché contro i migranti “i blocchi navali, i muri, le barriere di protezione sono assurdità”, specialmente perché “la pressione [è] destinata a decuplicarsi nei prossimi anni”. Secondo Moisi, conclude, l’Europa “deve rendersi conto che questo è il test più importante con cui deve confrontarsi. Deve crederci” e certamente avrà anche bisogno di “leader politici forti, visionari, dirigenti pragmatici e coraggiosi”.