La Moldavia e la Romania, paesi confinanti, sembrano star attraversando uno storico processo di riunificazione, grazie (collateralmente) soprattutto all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin. Un processo, appunto, storico perché da sempre le storie dei due paesi sono intrecciate indelebilmente, in un tentativo eterno di cercare un accordo per riunirsi, soprattutto dopo il periodo staliniano dell’Unione Sovietica.



Il riavvicinamento tra Moldavia e Romania sembra essere particolarmente evidente soprattutto per le frequenti dichiarazioni di apertura dei due leader, Klaus Iohannis e Maia Sandu, che hanno anche partecipato assieme all’incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz ad inizio aprile. Nessuno dei due, però, parla apertamente di riunificazione, probabilmente per non agitare le acque tra i cittadini che sarebbero contrari all’unità, preferendo un più cauto “riavvicinamento”. Recentemente, inoltre, la Moldavia ha assunto la lingua della Romania come principale per le comunicazioni ufficiali, in segno di un’intesa che sembra essere sempre più salda. Inoltre, la Romania avrebbe aiutato anche il suo vicino a superare, definitivamente, la dipendenza dal gas russo, investendo ingenti quantità di denaro nella produzione energetica interna al paese.



La lunga e complessa unificazione di Moldavia e Romania

Insomma, grazie al fatto che Vladimir Putin abbia invaso l’Ucraina, con conseguente chiusura dei rubinetti del gas, Moldavia e Romania hanno dato il via ad un profonda collaborazione, che sembra essere culminata nell’adozione del romeno come lingua ufficiale moldava. La storia delle divisione dei due paesi inizia addirittura nel 1812, quando parte della Moldavia (allora Repubblica di Moldova) divenne di fatto territorio della Russia.

Quei territori, di proprietà originaria della Moldavia, furono annessi alla Romania per volere di Stalin. Salto avanti al 1991 quando il primo presidente rumeno post-sovietivo, Ion Iliescu, citò per la prima volta la riunificazione dei due territori, come “stato normale” delle cose, con l’eco del presidente moldavo che lo definì “il corso naturale della storia”. All’epoca, però, i moldavi non videro di buon occhio l’unificazione, sia per la loro ampia fedeltà alla Russia, sia per la disastrosa condizione economica in cui versava i romeni. Nel 2003, poi, Iliesco tirò nuovamente fuori la sua volontà di unificare Moldavia e Romania, ma nulla si è veramente mai mosso fino ad ora, in cui sembra che i due presidenti stiano riprendendo un ampio dialogo, in previsione di una probabile unificazione.