La Corte Costituzionale della Repubblica di Moldova ha approvato la richiesta per il referendum che si svolgerà il 20 ottobre 2024, in concomitanza con le elezioni presidenziali. La domanda alla quale i moldavi dovranno rispondere sarà la seguente: “Sei favorevole all’adesione della Repubblica di Moldova all’Unione Europea?”. L’organizzazione di questo referendum è stata promossa dalla presidente Maia Sandu il 24 dicembre dello scorso anno, giorno in cui ha compiuto tre anni alla guida della Repubblica di Moldova e nel quale ha annunciato che si candiderà per un nuovo mandato. In breve tempo, la maggioranza dei deputati del partito al potere, PAS (Partito d’Azione e di Solidarietà) ha modificato il codice elettorale in modo che il referendum potrà svolgersi lo stesso giorno delle elezioni presidenziali, parlamentari o locali.
La Corte Costituzionale ha accolto positivamente l’iniziativa dei deputati della PAS. Domnica Manole, la presidente della Corte, ha affermato che “La Corte ha ritenuto che l’iniziativa di revisione della Costituzione non pregiudica il carattere sovrano indipendente e unitario della Repubblica di Moldova, né lo status di neutralità permanente, la soppressione dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini o delle loro garanzie attraverso le modifiche proposte. […] La Corte ha osservato che la proposta legislativa porta a compimento uno sforzo a lungo termine della Repubblica di Moldova e dei poteri pubblici di riavvicinamento all’Unione Europea”.
Inoltre, ha precisato che i risultati del referendum avranno potere legislativo supremo e non richiederanno un voto aggiuntivo in Parlamento. Affinché il referendum sia considerato valido, è necessario che almeno un terzo degli elettori iscritti nelle liste elettorali partecipi e che almeno il 51% dei partecipanti al referendum scelga l’opzione “sì”. Questo comporterebbe la riaffermazione dell’identità europea nella Costituzione e la definizione dell’integrazione nell’Unione Europea come un obiettivo strategico, indipendentemente dall’orientamento geopolitico dei futuri governi.
Dall’ultimo sondaggio del 16 aprile 2024 condotto dal Centro per le indagini sociologiche e di marketing “CBS-Research”, si riscontra che il 56% voterebbe a favore dell’adesione all’UE e il 25% contro, mentre gli altri sarebbero indecisi o dichiarerebbero di non partecipare.
La decisione di tenere il referendum contemporaneamente alle elezioni presidenziali ha suscitato forti critiche, in quanto ci potrebbe essere un possibile conflitto di interessi tra l’interesse generale e quelli di partito, rischiando di minare l’obiettività e la partecipazione al processo referendario.
Difatti, c’è la preoccupazione che questa concomitanza potrebbe portare ad una bassa partecipazione al referendum, soprattutto perché ci sono dei precedenti (nel 2010 e 2019). Il partito d’opposizione ha criticato tale decisione, sostenendo che la Corte Costituzionale “ha ripetutamente ecceduto i suoi poteri” e Igor Dodon (presidente dal 2016 al 2020) ha esortato gli elettori a boicottare il referendum, affermando che Maia Sandu sta utilizzando il plebiscito per ottenere la rielezione. Attualmente i sondaggi attribuiscono a Sandu il 35,1% di sostegno per il primo turno e il 16% per Dodon.
La Russia sta impiegando considerevoli risorse di propaganda e finanziamenti per compromettere il referendum attraverso strumenti ibridi e tramite i suoi agenti politici a Chișinău. Parallelamente, è molto probabile che ci saranno altre provocazioni a Tiraspol e che si assisterà ad una nuova ondata di separatismo nella regione autonoma della Gagauzia. Questa tendenza è già evidente da diversi mesi. Recentemente la governatrice della Gagauzia, Evghenia Guțul, ha chiesto ai deputati dell’ex partito SOR di opporsi all’adesione all’Unione Europea nell’interesse del “popolo multietnico della Moldova”. E recentemente ha dichiarato che la Gagauzia diventerà una regione autodeterminata se la Moldova entrerà nell’Unione Europea. In un incontro a Mosca il 21 aprile 2024, cinque partiti di opposizione hanno annunciato la formazione di un’alleanza chiamata Victorie (Vittoria) per opporsi all’adesione all’UE e cercare relazioni più strette con la Russia.
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