CAOS IN TRANSNISTRIA, RISCHIO INVASIONE DELLA MOLDAVIA: COSA SUCCEDE

Dopo il discorso alla nazione Russia, il Presidente del Cremlino Vladimir Putin ha ufficialmente revocato un decreto del 2012 che in parte sosteneva la sovranità della Moldavia nell’ambito delle politiche sul futuro della Transnistria, la ormai arci-famosa regione separatista filo-russa sostenuta da Mosca e confinante con Ucraina e le aree occupate dai russi. Quello stesso decreto, che comprendeva una componente moldava, delineava un piano di politica estera russa di 11 anni fa che di fatto creava come presupposto relazioni sempre più strette tra Usa e Russia. Inevitabilmente dopo un anno di guerra in Ucraina e le posizioni sempre più distanti con l’arrivo di Biden a Kiev, il passo indietro del Cremlino (come per il Trattato START sul nucleare) rende evidente e plastico il rischio di uno scontro mondiale non così lontano tra Occidente e Mosca.



Ma al di là delle dinamiche ancora molto complesse del conflitto in Ucraina, cresce il pericolo di una possibile invasione russa prossima nella piccola nazione ‘in mezzo’ tra Kiev e Mosca, simbolicamente tra la NATO e la Federazione Russa. Cosa succede è difficile da riassumere in poche righe ma occorre quantomeno fissare dei punti chiave per non perdersi in quella che potrebbe essere un’escalation molto pericolosa nei prossimi giorni. Il Governo di Moldavia (confinante con Romania e Ucraina) ha denunciato pubblicamente con la Presidente Maia Sandu di avere scoperto il piano della Russia per un colpo di stato atto a porre un governo filo-russo, così come era stato tentato nelle prime settimane dell’invasione in Ucraina ormai un anno esatto fa.



I PIANI DI PUTIN E DELLA NATO: RISCHIO GUERRA IN MOLDAVIA?

Proprio in risposta al “piano” presunto di Putin per il destino della Moldavia, nei giorni scorsi il Presidente Usa Joe Biden ha incontrato Sandu e diffuso un comunicato molto netto a difesa del Governo eletto a Chisinau. Forti sono da settimane le proteste del Partito Socialista che contesta la Presidente filo-NATO Sandu, dimostrando ancora una volta i forti legami che intercorrono il partito di centrosinistra moldavo con la Russia (ricordiamoci che fino al 1991 la Moldavia faceva parte dell’URSS e parte della popolazione, non solo la Transnistria, è comunque “filo-russa”). La novità che però rischia di alzare ulteriormente i toni di una escalation data come “probabile” presso l’ONU è l’accusa fatta dal Ministero della Difesa russa in merito proprio alla sottile striscia di terra autoproclamatasi legata alla Russia: «Secondo le informazioni disponibili, nel prossimo futuro il regime di Kiev sta preparando una provocazione armata contro la Transnistria, che sarà condotta da unità delle sue forze armate, anche con il coinvolgimento dell’unità nazionalista di Azov», ha dichiarato il Ministro della Difesa su Telegram.



La ricostruzione fatta dal Cremlino è cervellotica ma si fonda su tale assunto: «militari dell’esercito ucraino e del battaglione nazionalista Azov, vestiti con uniformi delle forze armate russe» insceneranno una falsa invasione sui territori ucraini a partire dal territorio della Transnistria e in questo modo farebbero scattare il pretesto per Kiev (sostenuta dalla NATO) per contrattaccare la repubblica separatista. Mosca in primis avrebbe poi attivato un continente di soldati in rafforzamento delle forze militari già presenti nella piccola repubblica separatista dal 1990: va ricordato come nel ’92 Tiraspol con gli aiuto dei russi occupò la città di Chisinau con un cessate il fuoco finale che sancì la separazione dei due Paese, con contingente russo da allora fisso presso Tiraspol. Dal Governo di Moldavia e pure da Zelensky è giunta netta smentita all’ipotesi formulata da Putin: «Le autorità statali non confermano le informazioni diffuse questa mattina dal Ministero della Difesa russo. Invitiamo alla calma e invitiamo la popolazione a seguire le fonti ufficiali e credibili della Repubblica di Moldavia. Le nostre istituzioni collaborano con i partner stranieri e in caso di pericolo per il Paese informeranno il pubblico senza indugio», si legge nel comunicato ufficiale di Chisinau su canale Telegram. La tensione resta alle stelle specie perché viene considerata la Moldavia un Paese con uno scarso numero di soldati (ed equipaggiati in malo modo), quasi impossibile dunque in caso di invasione una possibile resistenza senza l’intervento di Paesi alleati. I canali con UE e Usa della Presidente Sandu sono da mesi ben avviati ma resta il tema: se dopo l’Ucraina anche la Moldavia si ritrovasse in una guerra “per interposta” tra Occidente e Russia ecco che il rischio di una fragorosa guerra mondiale sarebbe ormai sdoganato.