Il Molise potrebbe tornare in Abruzzo dopo il divorzio di sessant’anni fa. C’è una parte della popolazione di questa regione, sempre più disabitata e sommersa dai debiti, che si sta adoperando per fondersi con la comunità abruzzese. A spiegarlo è il Corriere della Sera, ricordando le tre motivazioni dell’autonomia sancita nel 1963. La prima è identitaria-culturale, perché il Molise si considera «un complesso etnico, storico, geografico e politico nettamente distinto e separato dagli Abruzzi». La seconda ragione è logistica-amministrativa, in quanto i cittadini dei 136 comuni del Molise hanno difficoltà a raggiungere i 20 specifici uffici pubblici essendo dislocati troppo lontano o addirittura in altre province fuori dalla regione “Abruzzi e Molise”.
Il terzo motivo è elettorale e, secondo di Milena Gabanelli e Francesco Tortora, sarebbe quella principale, perché fu inserito in Costituzione il comma per due senatori provenienti dal territorio, quindi la Democrazia Cristiana si assicurò un seggio di senatore in più nel feudo elettorale molisano. Il problema è che nel corso degli anni il Molise si è spopolato ed è aumentato il disavanzo pubblico, tanto che la Sanità è commissariata da 15 anni e ha un debito di 138 milioni.
MOLISE, IL PROGETTO RICONGIUNGIMENTO CON L’ABRUZZO
Il Corriere della Sera ha approfondito la situazione del Molise in un focus in cui ripercorre i problemi, dalla crisi economica allo spopolamento, passando per la carenza di servizi. Tutto ciò spiega le ragioni per le quali si sta valutando un referendum per il ritorno al passato. Infatti, visto che l’autonomia non ha portato prosperità, il 9 marzo è cominciata una raccolta firme per un referendum che mira a portare la provincia di Isernia in Abruzzo, poi l’intero Molise. Stando all’ex questore Gian Carlo Pozzo, che è uno dei promotori dell’iniziativa popolare, la Regione Molise è gravata da un debito pesante che sta combattendo a suon di tasse e tagli, quindi non è in grado di garantire ai cittadini servizi essenziali come sanità, trasporti e formazione.
La provincia di Campobasso si sta muovendo allo stesso modo con un comitato a Montenero di Bisaccia, ma come evidenziato dal Corriere, iniziative simili si stanno prendendo nei comuni di Petacciato, Termoli e Campomarino. Evidentemente i padri costituenti avevano intuito i pericoli dell’autonomia per territori con pochi abitanti e ancor meno risorse.