Molnupiravir sarà studiato come potenziale trattamento per i pazienti ospedalizzati con Covid-19 nell’ambito del “Recovery Trial”, il più grande studio al mondo che indaga sulle possibili terapie anti-Coronavirus. Lo studio è aperto a tutti i pazienti ricoverati con Covid grave, e si sta svolgendo in 177 siti ospedalieri del sistema sanitario nazionale del Regno Unito. Il “Recovery Trial” finora ha scoperto tre trattamenti efficaci contro il virus: lo steroide dexamethasone; il farmaco per l’artrite tocilizumab; anticorpi artificiali (Ronapreve).



Come spiegano i suoi fautori, adesso si analizzerà Molnupiravir, antivirale in compresse originariamente sviluppato per l’influenza e capace di provocare l’accumulo di errori nel codice genetico del Coronavirus, impedendogli di replicarsi. Al momento, non si sa se possa portare beneficio anche ai pazienti che si trovano ricoverati con forme acute di Covid-19 e il “Recovery Trial” confronterà gli esiti indotti dalla sua somministrazione (800 mg due volte al giorno per cinque giorni) con quelli generati dalla cura standard ospedaliera.



MOLNUPIRAVIR, IL RECOVERY TRIAL AVVIA UNO STUDIO PER TESTARNE L’EFFICACIA SUI RICOVERATI COVID

Sir Martin Landray, professore di Medicina ed Epidemiologia all’Oxford Population Health, e ricercatore capo congiunto per il “Recovery Trial”, a proposito del Molnupiravir ha spiegato: “In tutta questa pandemia abbiamo visto il ruolo importante che gli studi clinici svolgono nella valutazione di possibili trattamenti per i pazienti ricoverati in ospedale con Covid-19”. Gli ha fatto eco sir Peter Horby, professore di Malattie infettive emergenti presso il Nuffield Department of Medicine dell’Università di Oxford e ricercatore capo congiunto di “Recovery”: “Nei pazienti più gravi credo che dobbiamo affrontare la causa e le conseguenze dell’infezione, quindi sono molto contento che stiamo verificando un nuovo farmaco antivirale. La terapia combinata può essere più potente della monoterapia e può aiutare a evitare la resistenza ai farmaci”.



Lo studio mira a reclutare almeno 4mila pazienti, da confrontare con altre 4mila persone che ricevono la terapia standard. L’obiettivo principale è quello di valutare se uno di questi trattamenti riduca il rischio di morte tra i pazienti ricoverati in ospedale. Lo studio indagherà anche se Molnupiravir accorci la durata della degenza o riduca la necessità di ricorrere all’impiego di un ventilatore meccanico. Serviranno probabilmente diversi mesi prima che i primi risultati siano disponibili.