La pillola anti covid della Merck, il farmaco antivirale molnupiravir, è meno efficace di quanto si pensasse. Nella giornata di ieri, come riferisce anche il Corriere della Sera, sono stati aggiornati i dati sull’efficacia della stessa pillola, ed è emerso che la stessa comporta una riduzione delle ospedalizzazioni e dei decessi pari “solamente” al 30 per cento, una percentuale ben più bassa rispetto al 50% che era stato invece annunziato ad ottobre, a studio non completo. A comunicarlo sono state le due aziende che hanno prodotto la stessa pillola, leggasi la Merck (che fuori da Usa e Canada è nota come MSD), e la Ridgeback Biotherapeutics.



Attraverso una nota specifica viene spiegato che dei 1.443 pazienti che hanno partecipato al trial, il 7 per cento è finito in ospedale a cinque giorni dall’esordio dei sintomi, uno è morto. Nel dettaglio, il farmaco ha ridotto il rischio di ospedalizzazione/morte del 9.7%, e una riduzione del rischio relativo del 30 per cento. «L’analisi ad interim (quella riguardante i primi dati sull’efficacia ndr) e le analisi aggiuntive supportano l’efficacia e la valutazione complessiva favorevole del rapporto rischio-beneficio di molnupiravir per il trattamento di Covid-19 da lieve a moderato negli adulti ad alto rischio di progressione della malattia», si legge ancora nella stessa nota informativa delle due aziende.



MOLNUPIRAVIR, PILLOLA ANTIVIRALE MERCK: PUO’ ESSERE UTILIZZATA ANCHE PER LE DONNE IN GRAVIDANZA

La pillola è già stata approvata in via sperimentale nel Regno Unito, e alla luce di questi ultimi dati bisognerà capire se la stessa verrà ancora utilizzata o meno. In ogni caso, ridurre ospedalizzazioni e morti, anche se non in un numero molto eclatante, rappresenta sempre un beneficio, ma dall’altra parte vanno compresi nel dettaglio eventuali effetti collaterali.

a cosa certa è che, rispetto ai dubbi iniziali, sulla sua efficacia e soprattutto sicurezza nel trattare le donne in gravidanza e col covid, è stata fatta chiarezza: il molnupiravir è infatti efficace anche per queste pazienti, e a specificarlo è stato nelle scorse la Fda, la Food and drug administration, attraverso uno specifico rapporto in vista poi di una riunione di un comitato di esperti fissata per il prossimo martedì, 30 novembre.