Tenetemi in mano per un attimo il pallone (da calcio) perché io devo tenermi la pancia a due mani visto che mi scappa da ridere, anche se viene piuttosto da piangere alla notizia che i mondiali di calcio del 2034 saranno disputati in Arabia Saudita, Paese non solo dalle forti tradizioni calcistiche, ma sponsor “green” del pianeta e notoriamente nemico di quei combustibili fossili che a livello planetario sono accusati di tutto e ancora di più.
Anzi, siccome non bastavano questi dubbi, lo sponsor ufficiale della manifestazione sarà proprio la Saudi Aramco ovvero la compagnia statale di estrazioni petrolifere.
Non era insomma bastato che – a seguito della corruzione legata all’assegnazione in Qatar dei mondiali di calcio 2022 – un bel giorno un battaglione di poliziotti svizzeri avessero arrestato in diretta TV buona parte del gruppo dirigente della FIFA per un rosario di reati, perché forse è già ora di fare il bis.
Difficile pensare, infatti, a un’assegnazione molto trasparente dei Mondiali ’34 vista la decisione di disputarla proprio in un Paese dove – a parte 4 (quattro) squadre iper-ricche che sono diventate il Bengodi di qualche decina di calciatori a fine carriera – il livello del calcio locale è più a meno amatoriale.
Eppure si giocherà proprio nella ricca Arabia, Paese notoriamente difensore dei diritti umani, quello che concede ampie libertà sociali, sindacali e politiche (pensate alle donne) oltre a rappresentare un colossale schiaffo ambientale.
Sì, perché mentre in Europa ci castriamo dichiarando il “niet” a benzina e diesel e si mandano in crisi le aziende automobilistiche del continente pur di difendere l’elettrico “Made in China” ora si affida la massima manifestazione sportiva mondiale dopo le Olimpiadi proprio al Paese che vive grazie all’oro nero che ha sotto i piedi e dove c’è lo sfruttamento più sconcio della manodopera africana e asiatica, com’è stato – appunto – per il Qatar, con un numero stimato di 5.000 morti nei cantieri “mondiali” e dove operai sottopagati e senza diritti hanno lavorato per anni in condizioni bestiali.
Tra l’altro, tra tutto il mondo pallonaro diffuso nel mondo si va per la seconda volta a scegliere proprio un Paese del Golfo in un solo decennio, a dimostrazione che sono solo e soltanto i petrodollari a contare. Ipocrisia, assurdità, ma anche il perenne sorriso dell’ineffabile mister Infantino, quello che sostenne che l’edizione quatarina è stata “la più bella di sempre”. Vedrete che anche l’Arabia – facendo circolare un po’ di oro nero nelle tasche giuste – farà giochi di prestigio anche meglio e di più.
Irrazionalità nella scelta sul Paese, sul periodo stagionale, sulle limitazioni imposte dalla religione locale ai diritti umani e specialmente a quelli delle donne e alla libera circolazione delle persone, sfruttamento della manodopera: cosa volete di più?
Soldi, soldi, soldi perché così va il mondo, e chi si indigna è maledettamente fuori dal tempo visto che i “mondiali” sono un formidabile show per miliardi di persone a cui la situazione politica, sociale, civile dell’Arabia Saudita non interessa nulla.
Visto poi che la Fifa ha annunciato la propria “neutralità climatica” entro il 2040 (non c’è limite alla demagogia) prendete nota che si fa l’esatto contrario. Pensate che la prossima Coppa del Mondo 2026 sarà organizzata in 16 diverse città sparse tra Canada, Stati Uniti e Messico e che, oltre a essere stata ampliata con 16 squadre aggiuntive e 40 partite in più, comporterà enormi spostamenti aerei per giocatori e tifosi. Non basta? La Coppa del 2030 si svolgerà in sei Paesi di tre continenti diversi, con un costo ambientale ancora più grande delle precedenti. Seguirà poi appunto la Coppa del Mondo 2034 organizzata in Arabia Saudita, dove in pratica si dovrà costruire quasi tutto dal nulla (e cosa faranno degli stadi dopo i mondiali?) esasperando questa tendenza.
È ipocrisia al cubo, anche se fa impressione che i soloni dell’Ue tacciano, che ben pochi abbiano sollevato obiezioni, che solo Amnesty International e un pugno di calciatrici si sia ribellata: Arabia doveva essere e Arabia – come previsto – sarà, nessuna discussione. Attendavamo di vedere sulle barricate le Greta di turno, ma per ora non si son viste, evidentemente distratte.
Comunque tranquilli perché la Saudi Aramco ha annunciato la sponsorizzazione, per buon peso, anche dei mondiali del 2030 come dire “paghi due e prendi uno”, ma – visto che l’Arabia il petrolio ce l’hai appunto (gratis) sotto i piedi – c’è chi può permetterselo. Voi però non circolate più con la vostra Diesel 5 perché inquinate, andate in bici e prendete l’autobus (elettrico) perché è su di voi che incombe la responsabilità di salvare il futuro climatico del pianeta, così i grandi inquinatori del mondo potranno proseguire tranquilli e guadagnare e, anzi, si rifaranno perfino la faccia.
Ho solo una (timida) speranza ovvero che – poiché i sauditi saranno sotto osservazione nei prossimi anni – avvenga il miracolo e che grazie ai “mondiali” il Paese si evolva un po’ nei costumi, nelle libertà, nella trasparenza. Sarebbe davvero un grande risultato, purtroppo a oggi probabile… come che i “mondiali del ’34 siano vinti proprio dai sauditi.
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