Il Comitato tecnico scientifico ha parlato chiaro: il consiglio è di prolungare lo stato di emergenza fino al 31 luglio. Quattro sono le ragioni illustrate dal Cts a seguito della riunione di questa mattina, martedì 12 gennaio: l’impatto ancora alto del virus sull’occupazione dei posti letto ospedalieri, la campagna vaccinale, la preoccupante situazione internazionale e la possibile sovrapposizione dell’influenza stagionale con il Covid. La palla ora passa al Consiglio dei ministri, cui spetta la decisione finale. La prossima riunione dovrà tenersi entro venerdì 16 gennaio per approvare anche il nuovo Dpcm. Secondo quanto emerge da fonti governative, però, Conte sarebbe più propenso a non estendere lo stato di emergenza oltre il 31 maggio. È probabile però che dopo la dichiarazione del Cts di questa mattina, il Governo riconsideri l’ipotesi di fine luglio. Intanto dal Cts arriva anche il freno alla riapertura degli impianti sciistici, decisione che si ripercuote anche sui prossimi mondiali di sci di Cortina d’Ampezzo, che dovranno svolgersi senza pubblico



MONDIALI DI CORTINA: Sì, MA A PORTE CHIUSE

Entro questo venerdì, infatti, il Consiglio dei ministri dovrà riunirsi oltre che per approvare il prossimo Dpcm, anche per discutere della riapertura degli impianti sciistici. I Cts ha tirato subito il freno, sottolineando che la pandemia sta colpendo più duramente proprio in quelle regioni in cui si trova il maggior numero di impianti sciistici. E così la questione si sposta anche sui prossimi campionati mondiali di sci alpino in programma a Cortina d’Ampezzo dal 7 al 21 febbraio. Il Cts durante la riunione di quest’oggi si è già espresso chiaramente: le gare dovranno svolgersi a porte chiuse. Intanto dai rappresentanti delle Regioni dell’arco alpino si è alzata una voce di preoccupazione. “Prendiamo atto dell’ipotesi annunciata dal governo di un nuovo rinvio dell’apertura degli impianti di risalita – hanno dichiarato questa mattina i partecipanti alla Commissione Speciale Turismo della conferenza delle Regioni e delle Province autonome – La conseguenza di questa decisione sarà l’incremento della crisi di tutto il comparto turistico invernale della montagna. Chiediamo al governo di assumere un impegno serio nei confronti di questo settore, garantendo ristori certi, immediati e proporzionati alle perdite subite”.

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