Sono state confermate, divenendo quindi definitive, le condanne nei confronti di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, entrambi protagonisti dell’inchiesta cosiddetta “Mondo di Mezzo”, riguardante alcuni malaffari di Roma. Come riferito dai principali organi di informazione online, a cominciare dal sito della Rai, la Cassazione ha deciso di confermare le condanne del processo d’appello bis verso i due imputati, che restano quindi quelle già in precedenza sentenziate. Per Salvatore Buzzi 12 anni e 10 mesi di carcere, mentre Carminati dovrà scontare dieci anni dietro le sbarre. Un nuovo ennesimo capitolo di questa lunga vicenda dopo che tre anni fa, ad ottobre del 2019, un’altra sentenza della Cassazione aveva fatto cadere le accuse di associazione mafiosa nei confronti di tutte le persone a processo.



Piergerardo Santoro avvocato difensore insieme al collega Alessandro Diddi, di Salvatore Buzzi, ha commentato la sentenza della Cassazione parlando di decisione ingiusta ed eccessiva: “La riteniamo una sentenza ingiusta e il trattamento sanzionatorio riservato a Salvatore Buzzi è eccessivo – sono le parole rilasciate dal legale, come si legge sul sito della Rai – probabilmente la gravosità della pena determinata dalla Corte d’Appello nel giudizio rescissorio e confermata oggi dalla Cassazione appare quasi avere una funzione diretta a riequilibrare la precedente sentenza con la quale è stata annullata l’accusa di mafia, imputazione errata nella quale Buzzi non ha avuto nessuna colpa”.



MONDO DI MEZZO, CASSAZIONE CONFERMA CONDANNE: GIA’ ARRESTATO BUZZI

Piergerardo Santoro ha poi concluso l’intervento sottolineando: “Una sentenza che mal si concilia con l’attuale orientamento esposto dalla riforma Cartabia diretto al recupero delle persone al di là del sistema carcerario”. Salvatore Buzzi è stato già arrestato a Lamezia Terme e dovrà scontare la propria pena residua di 7 anni e 3 mesi dopo gli anni già passati in carcere. In merito a Massimo Carminati, l’altro imputato condannato nel processo Mondo di mezzo, secondo l’agenzia Ansa non sono da escludere misure alternative alla galera.

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