L’incubo di Francesco D’Ausilio potrebbe essere vicino alla fine: l’ex capogruppo del Pd a Roma potrebbe essere assolto nell’ambito di uno dei filoni della nota vicenda “Mondo di mezzo“. Questo è al primo grado di giudizio, mentre il principale è arrivato in Cassazione. La richiesta della procura di Roma è stata l’assoluzione con la formula piena, in quanto non ha commesso il fatto.



L’ex consigliere del Pd era uno dei politici dem in ascesa nella capitale, ma nel 2015, dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni che lo riguardavano, decise di fare un passo indietro e dimettersi, lasciando la politica attiva. Un gesto con cui Francesco D’Ausilio voleva evitare equivoci e imbarazzi, ma soprattutto contribuire a far chiarezza. Un anno dopo, però, finì nel terzo filone dell’inchiesta che portò la procura di Roma a chiedere il processo con le accuse di corruzione e abuso d’ufficio.



FRANCESCO D’AUSILIO, UN INCUBO LUNGO 10 ANNI

L’ex consigliere capitolino era finito nel mirino della giustizia per 10 procedure negoziate del dipartimento Ambiente: l’accusa riteneva che avesse favorito alcune aziende per l’affidamento delle gare in cambio di una percentuale, inoltre si era appropriato di una delibera con debiti fuori bilancio. Eppure, Francesco D’Ausilio non aveva neanche preso parte al voto della delibera in questione.

Il gip nel 2018 decise che dovesse andare a processo insieme ad altre 19 persone. Ora dopo una cinquantina di udienze in una finestra temporale di 10 anni è stata formalizzata la richiesta di assoluzione per Francesco D’Ausilio, che nel frattempo si è occupato di alimentazione, cibo e dieta, sistemi alimentari globali e tecnologie green emergenti in qualità di storico, dottore di ricerca e professore universitario, oltre che scrittore.



LE REAZIONI ALLE RICHIESTE DELL’ACCUSA

In attesa della decisione del tribunale, che arriverà il 30 gennaio 2025, il legale di Francesco D’Ausilio, l’avvocato Clara Veneto, prende atto della richiesta della procura di Roma, sottolineando che viene usata “la formula liberatoria più ampia” e che “a parere della difesa poggia su argomentazioni accettabili“.

Polemica è stata invece la reazione di Salvatore Buzzi, per il quale la richiesta è invece di condanna a 9 mesi di carcere, senza intervento di prescrizione in quanto gli viene contestata l’aggravante mafiosa, “nonostante l’esistenza della mafia sia stata demolita dalla Cassazione del 2019“. Buzzi è convinto che i suoi difensori riusciranno “a smontare la paradossale richiesta di condanna“.

Per quanto riguarda le altre richieste del rappresentante dell’accusa nel processo in cui il Campidoglio si è costituito parte civile attraverso l’Avvocatura, emerge che è stata chiesta l’assoluzione anche per l’ex direttore generale di Ama Giovanni Fiscon, per il quale è stato chiesto di far cadere le accuse per gli altri capi di imputazione con la formula piena o di non dover procedere per la prescrizione.