“Il mondo è indifferente al valore della pace”. A scriverlo, in un editoriale pubblicato su La Verità, è stato lo psicologo Claudio Risé. La considerazione arriva a quasi due anni di distanza dall’inizio della guerra in Ucraina e dopo pochi giorni dallo scoppio delle tensioni in Israele. In entrambi i casi una risoluzione sembra essere lontana.



L’esperto ha sottolineato che “è molto inquietante che in un tempo divorato e impoverito da guerre e tensioni che coinvolgono il mondo intero non prenda forma da ogni parte della società politica e civile un forte impegno ideativo e organizzativo a ripristinare al più presto un clima di pace, attraverso l’isolamento politico e culturale delle distruttive pulsioni bellicose”. Non è tuttavia l’unico a pensarlo. Già alla fine del Novecento, lo psicanalista Franco Fornari, in riferimento alla guerra atomica, aveva definito questa indifferenza al valore della pace come “una manifestazione di popoli affetti da sindromi psicologiche depressive, e posseduti dalle tendenze autodistruttive presenti nelle strutture e nella vita degli Stati”.



“Mondo è indifferente a valore della pace”, il parere di Claudio Risé sulle guerre in Ucraina e Israele

Claudio Risé è dell’idea che sia necessario lasciarsi trascinare da quelle personalità che promuovono la pace per ricostruire questo valore in tutto il mondo. “Oggi solo Papa Francesco ha rifiutato la guerra come fatto normale e giustificato. Lo avevano già fatto i suoi predecessori; con enfasi particolare Giovanni Paolo II, contribuendo così alla fine dell’Unione Sovietica. Un nuovo intervento ora era necessario: dopo Papa Wojtyla sono passati molti anni e troppi morti”, ha riflettuto.



Il rischio, infatti, è che le nuove tecnologie si rivelino fatali per l’umanità intera. “C’è ancora la superficiale fantasia che nell’epoca post atomica in una guerra ci possa essere una ‘vittoria’. Mentre il continuare a combattere sarebbe talmente distruttivo che il solo modo di porre fine alla guerra è oggi svuotare di ogni simpatia e passione gli ambiziosi e distruttivi temi che provocano la discordia, e chiudere il conflitto”, ha concluso.