A Monfalcone, in provincia di Gorizia, la Comunità Islamica ha chiesto al Consiglio di Stato di “disporre la nomina del commissario ad acta” poiché “sono decorsi, senza frutto, i termini della convocazione di un tavolo di concertazione sui luoghi di culto” e i fedeli di religione musulmana “non hanno ancora un sito alternativo temporaneo dove esercitare la preghiera, affinché sia garantito il diritto di culto”. La richiesta arriva dopo la chiusura di due centri di preghiera avvenuta nelle scorse settimane. Nella proposta formulata dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Annamaria Cisint, sui tre possibili siti adatti alle necessità di preghiera, “sarebbe stato esiziale verificare l’idoneità, recandosi in loco. Cosa che non è mai avvenuta” fa sapere ancora la Comunità Islamica.



Il Comune di Monfalcone ha presentato al Consiglio di Stato una memoria per smentire le affermazioni contenute nella richiesta di nomina di un Commissario presentata dall’avvocato Latorraca, chiedendo il pronunciamento in Camera di Consiglio. Il sindaco di Monfalcone, Annamaria Cisint, ha dichiarato che “il Comune non può essere ridotto a un tappeto su cui pregare e se passa il concetto che soggetti privati, come sono le associazioni islamiche, possono decidere che l’ente pubblico debba provvedere, con soldi di tutti i cittadini, a soddisfare tutte le loro pretese, anche a quelle più insensate, si aprirebbe un caso pericoloso e un sovvertimento dell’ordinamento legislativo italiano”.



“Chiediamo la nomina di un Commissario” e il sindaco di Monfalcone sbotta

Secondo il sindaco di Monfalcone Cisint “la richiesta avanzata per la nomina di un Commissario rappresenta un atto di grave prevaricazione e un’azione di vera e propria delegittimazione delle istituzioni, che devono agire in una cornice di legalità e di tutela degli interessi generali a beneficio di tutta la comunità”. Il primo cittadino, ancora, ha proseguito: “Per anni i due centri islamici hanno operato in modo irregolare in locali che, per ragioni urbanistiche, di sicurezza e incolumità pubblica, non possono essere adibiti a luoghi di culto e ciò è continuato anche in violazione dei pronunciamenti del Consiglio di Stato che ha ribadito che quando la preghiera diventa un esercizio collettivo deve essere praticata nel rispetto della legge, confermando le ordinanze del Comune che sono state sistematicamente violate in questo periodo”.



Per questo, secondo Cisint, “la nuova istanza inviata dall’avvocato Latorraca al Consiglio di Stato si basa su una rappresentazione del tutto falsa e infondata del modo di agire dell’Amministrazione comunale”. Il Comune, secondo quanto spiegato dal sindaco, ha avviato un’istruttoria su tre siti temporanei “idonei, agevoli e dignitosi, che rispondono pienamente alle esigenze avanzate, a cui è stata contrapposta dalla controparte la richiesta di una struttura nella quale c’è un cantiere per la sua trasformazione in centro sportivo integrato per disabili e normodotati che sarà pronto a settembre. E si pretende anche che il Comune fornisca lavandini con acqua corrente per le abluzioni, impianti audio, servizi particolari pagati con fondi di tutti i cittadini”.