Viola, madre di Monia del Pero, uccisa dall’ex fidanzato che aveva brevemente frequentato, è intervenuta nel corso della trasmissione Fuori dal Coro per unire la sua voce, il suo grido, a quello di chi ora piange giustamente Giulia Cecchettin, uccisa pochi giorni fa dal suo ex, Filippo Turetta. La ragazza, che aveva 19 anni, venne strangolata nel 1989, poi denudata ed occultata all’interno di un sacco della spazzatura in una conduttura dell’acqua.
Un reato, ricorda la mamma di Monia del Pero, “particolarmente crudele perché l’ha invitata per darle un regalo e poi l’ha uccisa. Le ha messo le mani al collo, poi l’ha messa in sacchi della spazzatura e l’ha lasciata sotto un ponte come se fosse un tronco. E lì è rimasta per tre giorni. Ha partecipato perfino alle ricerche”. Su quei terribili giorni, ricorda che l’assassino, Simone Scotuzzi che era coetaneo di Monia del Pero “diceva che l’aveva lasciata alle 22 e che non sapeva più niente. Alle 7 del mattino era a casa nostra e diceva a mia figlia di andare a scuola, vedrai che tua sorella non fa queste cose e che ritorna. Poi ha preso un’amica di mia figlia ed è andato a cercarla. Ma aveva messo Monia di qua e la cercava di là”.
La madre di Monia del Pero: “Assurdo che l’assassino sia stato scarcerato dopo 5 anni”
Ricordando la morte di Monia del Pero, la madre confessa anche di avere “un rimorso perché lui l’aveva chiamata la sera prima e lei era andata, ma con suo cugino, quindi non le aveva dato il regalo. Poi l’ha richiamata di nuovo la sera dopo, non aveva voglia di andarci e sono stata io a dirle di andare perché sennò avrebbe continuato così tutte le sere. Forse sarebbe potuto accadere lo stesso”, sostiene Viola, “ma per me è un dolore”.
E ci tiene anche a sottolineare che ora, non ha più neppure una singola foto di Monia del Pero, “perché lui le ha portate via tutte e non ha mai voluto restituircele”. Sull’assassino, ricorda chiaramente che “lui ha fatto tutto con molta lucidità”. Sulla condanna, invece, racconta, “l’hanno fatto confessare, non c’è mai stato un vero pentimento”. Poi, fortunatamente, è stato condannato, ma solamente “a 10 anni e 8 mesi per omicidio volontario. È un’assurdità, perché ha usufruito di un rito abbreviato e ha beneficiato di attenuanti generiche”. Consequenzialmente, spiega la madre di Monia del Pero, “dopo 5 anni era fuori, si è rifatto una vita, si è sposato, ha due figli ed è tornato in Italia”. Un racconto, però, fine a lanciare un appello allo Stato, ovvero quello che venga creato “un garante per le vittime, come hanno creato un garante per i detenuti” perché è assurdo che “per lo Stato italiano non è la vittima, non è l’innocente, ma chi ha commesso il reato che gode dei favori statali”.