Ai microfoni de “La Vita in Diretta” è intervenuta la signora Monica, avvelenata da suo figlio Alessandro lo scorso 15 aprile 2021 a Ceretolo di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna. Un racconto choc, quello raccolto dal collega Giuseppe Di Tommaso: “Quella sera voleva cucinare la pasta lui a tutti i costi – ha esordito la donna –. Così, andiamo a tavola a mangiare le penne al salmone. Io sento un forte sapore di sale, mio marito (patrigno del ragazzo, ndr) mi dice che non sta bene. Si alza, gli gira la testa, gli manca il respiro. Nel frattempo anche io sto poco bene, mi viene una sensazione di vuoto”.



Nei loro piatti c’era il veleno e ad ammetterlo dinnanzi alla madre è stato lo stesso giovane: “Mi guardava con occhi cattivi, che non posso dimenticare. In sala mio marito aveva la schiuma bianca dalla bocca. Mi sono girata, nel mentre mio figlio si è messo i guanti e mi ha tappato bocca e naso. Ho urlato con tutta la forza che avevo. Ha cercato di trascinarmi e mi ha detto ‘perché non muori? Eppure il veleno te l’ho dato! Tra poco farà effetto’. Tentava di soffocarmi con i cuscini e i vicini davano calci alla porta”. Una scena da film dell’orrore, con la donna che ha ricordato di avere poi detto ad Alessandro: “Se mi lasci andare, dico ai carabinieri che va tutto bene. Lui mi ha creduto e sono corsa via. Dietro di me è venuto anche lui per darsela a gambe”.



MADRE AVVELENATA DAL FIGLIO: “VORREI CHIEDERGLI COME HA POTUTO FARE TUTTO QUESTO”

Ancora a “La Vita in Diretta”, Monica, avvelenata dal figlio, ha asserito: “Lui era sempre attratto da tutto quello che era malvagio. Prima dell’adolescenza era stato meraviglioso, ma poi era cambiato, era diventato prepotente e arrogante. Stava crescendo con un carattere molto ribelle. Cercavo di accontentarlo il più possibile. Il perché del suo gesto? Nel mio cuore e nella mia mente lo immagino. Non ho mai provato odio per lui, non ho mai provato rancore o rabbia. Ho provato un distacco fortissimo. Vorrei chiedergli come ha potuto fare tutto questo. Come ha potuto guardare una persona morire e non provare niente, anzi, venire in camera e cercare di uccidere anche me?”.



L’avvocato della signora Monica, Gabriele Giuffredi, ha spiegato: “Il 7 marzo torneremo in aula e la mia assistita ha bisogno di sostegno, perché potrà incrociare per la prima volta il figlio. Se i capi d’accusa nei confronti di quest’ultimo dovessero essere confermati, il ragazzo rischierebbe la condanna all’ergastolo”.