La trasmissione Fuori dal Coro si è occupata del singolare caso di Monica Busetto che da otto anni si trova in carcere in seguito ad una – labile – condanna relativa ad un omicidio che non ha mai commesso e che attualmente presenta una seconda imputata rea confessa: insomma, un vero e proprio caso di mala giustizia che si protrae ormai da troppi anni con una donna in carcere che non riesce in nessun modo a far riaprire e ridiscutere la scorretta sentenza a suo carico.
Partendo dal principio del caso di Monica Busetto dobbiamo tornare al 20 dicembre del 2012 quando Lida Taffi Pamio venne brutalmente uccisa nella sua abitazione a Mestre colpita inizialmente con uno schiaccia noci, poi strangolata ed infine accoltellata aprendo a due lunghissimi anni di indagini che portarono alla sua vicina di casa, Monica, ricollegando il brutale assassinio a dei normalissimi problemi di convivenza all’interno al condominio che – tuttavia – non hanno mai trovato delle reali corrispondenze nelle parole della stessa indagata oppure di chi la conosceva bene.
La svolta nel caso di Lida Taffi Pamio, ma Monica Busetto resta in carcere senza prove a suo carico
Contro Monica Busetto – peraltro – non vennero raccolte prove dato che complessivamente non venne rilevata nessuna traccia biologica nel condominio (avvalorando, secondo la corte, la tesi che tutto fosse capitato sullo stesso pianerottolo), né impronte che potessero aiutare a confermare la sua presenza sulla scena del delitto; ma contro la donna in carcere da ormai otto anni venne solamente presentata una catenina trovata nell’abitazione di Monica che presentava una flebile traccia del DNA della vittima, poi sconfessata dalle numerose perizie che portarono al processo.
Arriviamo così al 2015, quando Monica Busetto era già in carcere da qualche mese e venne arrestata Susanna Lazzarini in relazione ad un altro omicidio: negli interrogatori resi agli inquirenti la donna confessò anche l’omicidio della Pamio, fornendo un preciso e dettagliato racconto di quella sera e precisando di aver agito in completa solitudine e – peraltro – di non conoscere né la vittima, né la presunta assassina nel frattempo condannata; guadagnandosi così una duplice condanna.
Ovvio – a questo punto – il ricorso (o meglio: i ricorsi, dato che l’ultimo risalirebbe solamente ad una manciata di mesi fa) di Monica Busetto in Cassazione con i giudici che hanno negato la riapertura del caso perché si tratta di due differenti processi che – secondo la legge – non possono essere messi in relazione tra loro scagionando quella che è a tutti gli effetti una donna completamente innocente.