«Non ce ne importa niente di aumentare le pene, ma di educare le persone. E’ vergognoso dire che sono pochi i casi di aggressione, perché una commissione della Camera ha detto che c’è una piramide dell’odio: in testa ci sono le donne, poi trans, gay e lesbiche, infine i disabili. Per noi sono vittime di odio che vanno difese, fosse anche una sola persona»: così Monica Cirinnà sul ddl Zan ai microfoni di Omnibus.
L’esponente del Partito Democratico ha difeso a spede tratta la legge contro l’omotransfobia, senza ricorrere mezzi termini: «Nessuno sarà giudicato senza un giusto filtro giudiziario, ma l’aggravante semplice dell’art. 61 è bilanciabile con le attenuanti generiche e non soddisfa il bisogno di tutela di soggetti resi fragili dalla loro soggettività. Chi vuole togliere identità di genere non si rende conto che se ti picchiano per strada non ti chiedono se la tua transizione è finita o meno. Quindi identità di genere protegge tutti – la precisazione di Monica Cirinnà – sia le persone in transizione che le persone che hanno completato la transizione».
MONICA CIRINNÀ: “ABBIAMO GIÀ DIALOGATO CON IL CENTRODESTRA”
«Il ddl Zan è una legge che protegge dai crimini d’odio, vogliamo tenerli tutti dentro i soggetti fragili o vogliamo fare una distinzione?», il quesito posto da Monica Cirinnà nel corso del suo intervento, che ha poi ribadito il no dem al dialogo con Salvini e il Centrodestra: «Letta rifiuta il dialogo perché lo abbiamo fatto per un anno e mezzo, da quando è stato incardinato il ddl Zan alla Camera abbiamo fatto una bicamerale informale. Per un anno e mezzo, anche durante il lockdown, ci siamo riuniti e abbiamo dialogato a tal punto che vedete che le definizioni dell’art.1 non sono state scritte dalla Cirinnà ma introdotte da un emendamento di Italia Viva a firma Annibali, dopo averle concordate con la ministra Bonetti. L’articolo 4, che fa paura a tutti, è stato messo con quella formulazione con un emendamento del collega Costa, che adesso è in Azione e prima era in Forza Italia – ha concluso Monica Cirinnà – Adesso chiediamo una seconda lettura snella alla luce di quanto fatto alla Camera».