Monica Marchioni ha scritto “Era mio figlio”, un libro in cui la stessa ha raccontato la storia appunto di suo figlio, Alessandro Asoli, che ha tentato di ucciderla avvelenando un piatto di penne al salmone, riuscendo comunque ad ammazzare il patrigno, marito della stessa Monica: “Sono passati tre anni dai fatti e sono veramente pochi – ha raccontato ai microfoni di Lombardia Nera – cambiano le emozioni, le situazioni, lo stato di essere ma forse è ancora peggio di prima, perchè prendi coscienza di quello che è successo”.



Monica quando sente le notizie di un altro figlio che uccide la famiglia si sente male: “Per la storia di Paderno D’Ugnano ho chiamato la dottoressa dicendole che non sono riusciti a salvarli, quasi come se la mia storia non sia stata di insegnamento”. E ancora: “Mio figlio Alessandro lo chiamavo mostro, poi è diventato assassino e a volte ora lo chiamo Alessandro, ma faccio fatica”. E’ quindi tornata su quella sera: “Era un po’ che ci chiedeva di cucinare le penne al salmone con la penna, parliamo del periodo gennaio-aprile, lui insisteva, sono stata per un po’ con un mal di stomaco che non capivo, e non riuscivo a mangiare. Ad un certo punto mi prende sto sfinimento e gli dico di fare la pasta”.



MONICA MARCHIONI “QUELLA PASTA AVEVA TROPPO SALE E POI…”

Monica ha assaggiato la pasta: “Aveva un sacco di sale poi ho sentito un retrogusto di ammoniaca che mi sembrava anomalo, poi ho cercato di fermare mio marito che invece l’ha mangiata per fare contento Alessandro. Io non ci ho fatto caso ma dalle foto che ci sono il suo piatto è completamente intonso”.

E ancora: “Non mi sono insospettita nemmeno mentre stava cercando di uccidermi, io dicevo di non giocare, una madre non pensa a queste cose. Lui diceva che non stava bene, diceva che voleva togliersi la vita, quindi eravamo attenti a lui ed è per questo che mio marito è andato a prendere il pepe proprio per non farlo andare in tilt”. Un gesto che purtroppo gli ha stroncato la vita.