Nella conferenza stampa sul monitoraggio Iss-Ministero della Salute, Gianni Rezza non ha escluso affatto l’ipotesi di ridurre l’intervallo tra la seconda e terza dose, magari a 5 mesi. “Accorciare un po’ l’intervallo non avrebbe effetti negativi, non dovrebbe essere controindicato, ma anzi potrebbe accelerare la campagna, per cui è un elemento da valutare con una certa attenzione. Ma dalla prossima settimana si procederà dagli over 40”, ha dichiarato il direttore della Prevenzione del Ministero della Salute. Invece Silvio Brusaferro ha ribadito che la mascherina resta uno degli strumenti più potenti per proteggersi, quindi ha lanciato un appello all’uso per evitare il contagio.
Rezza ha poi approfondito il tema dei test in relazione ai green pass: “I tamponi antigienici rapidi rispetto ai test molecolari possono avere una sensibilità inferiore. Non possiamo escludere falsi negativi, soprattutto se la carica virale non è molto elevata. Con la variante Delta in genere è piuttosto elevata, quindi il problema potrebbe essere inferiore. È pur vero che i molecolari garantiscono una sensibilità maggiore. D’altra parte, sono più elaborati. Le misure vanno modulate a seconda della situazione”. Infine, riguardo l’accesso globale ai vaccini, ne ha ribadito l’importanza, ma d’altra parte osserva: “Non si può mettere in contrapposizione con la necessità di proteggere i più fragili e la popolazione dei paesi che ne hanno possibilità”. (agg. di Silvana Palazzo)
“AUMENTO CASI SIGNIFICATIVO TRA 30-50 ANNI”
“L’andamento delle curve mostra come in alcuni Paesi la circolazione sia particolarmente elevata e in crescita”, a scattare la fotografia della situazione è il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro nella consueta conferenza stampa sul monitoraggio condotto col Ministero della Salute. “Il nostro Paese è in una situazione più contenuta, ma c’è comunque una crescita. I casi sono in aumento ovunque e in tutte le fasce d’età, ma sostanzialmente quella dove l’incremento è più significativo è quella tra i 30 e i 50 anni”, ha spiegato Brusaferro in merito alla situazione epidemica in Italia, dove l’indice Rt è sopra la soglia epidemica in tutte le regioni. “C’è un incremento dei casi pediatrici, in particolare nella fascia 6-11 anni”, ha aggiunto. Per quanto riguarda l’età media, è di 42 anni per la diagnosi, 71 per il ricovero, 67 per l’ingresso in terapia intensiva, 82 per il decesso.
Per quanto concerne, invece, il calo di efficacia del vaccino nei soggetti vaccinati con ciclo completo: passa dal 74,6% al 46,8% per la diagnosi, dal 91,8% all’82,1% per quanto riguarda la malattia severa, con differenze chiaramente per fasce d’età. Riguardo il contagio: dal 79,2% al 55,2% per fascia 12-39 anni, dal 70,6% al 39,5% per 40-59, dal 70,9% al 36,7% per quella 60-79; per gli over 80 dall’80,9% al 60,5%. Per quanto riguarda invece la malattia severa: dal 94,9% all’81,6% per 12-39, da 40 a 59 si passa dal 95% all’87m2%, si scende dal 91,7% al 78,3% per la fascia 60-79; infine, gli over 80 da 89,3% all’89,5%. Ha espresso il suo parere sulla situazione anche Gianni Rezza, direttore Prevenzione del Ministero della Salute: “I dati parlano chiaro. Abbiamo una tendenza all’aumento dell’incidenza e all’incremento dei ricoveri. Senza fare alcun allarmismo, è una situazione che ci mostra una tendenza al peggioramento. Stiamo comunque ben al di sotto dei valori di altri paesi. Confidiamo che questa crescita sia lenta grazie al successo della campagna vaccinale e ad altre misure, come il green pass”. (agg. di Silvana Palazzo)
INDICE RT 1.21, INCIDENZA IN IMPENNATA
Il Covid è tornato a “correre” nel nostro Paese, in quantità minore rispetto ad altri Paesi ma con un ritmo nuovamente allarmante per il Ministero della Salute: nell’ultimo monitoraggio Iss presentato stamane in Cabina di regia, gli scienziati consulenti del Governo registrano una stabilizzazione dell’indice Rt medio a 1,21, con un’incidenza nuovamente in impennata e con numeri sui ricoveri in crescita seppur senza criticità diffuse.
I dati presenti nella bozza del monitoraggio consegnato da Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute – presentato oggi pomeriggio come sempre in conferenza stampa con diretta video streaming sul canale YouTube del Ministero – sono peggiori della scorsa settimana, seguendo ormai il trend a cui siamo abituati in ognuna delle 3 precedenti “ondate”. La differenza la fanno per fortuna gli indici di vaccinazione (ben oltre l’80%) che rende minore l’impatto sui ricoveri, pur con maggior contagiosità legata alla variante Delta. Con l’Rt a 1.21 (stabile come 7 giorni fa), è l’incidenza dei casi su 100mila abitanti a rappresentare la crescita massima: si passa da 78 a 98 nella settimana 12-18 novembre, mentre è in diminuzione (anche se sempre sopra la soglia epidemica) l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt = 1,09 (1,04-1,14) al 9/11/2021 vs Rt = 1,14 (1,1-1,19) al 2/11/2021).
MONITORAGGIO ISS: A RISCHIO FRIULI E ALTO ADIGE
I dati sui ricoveri del monitoraggio Iss mostrano una crescita dal 4,4% al 5,3% per l’occupazione delle terapie intensive, mentre il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 7,1% invece che il precedente fissato a 6,1%. Ad oggi, segnalano dall’Istituto, tutte le 21 Regioni italiano risultano classificate a rischio moderato, anche se solo una vede alta probabilità di progressione a rischio alto (Friuli Venezia Giulia). Questo significa che ancora per la prossima settimana si potrebbe rimanere con un’Italia in zona bianca, ma in due realtà soprattutto il “rischio” della fascia gialla potrebbe concretizzarsi dopo le discussioni che si terranno nelle prossime ore in Cabina di regia. La Provincia autonoma di Bolzano e il Friuli Venezia Giulia registrano questa settimana i valori massimi di incidenza di casi Covid: in Alto Adige il valore è oggi pari a 406 per 100mila abitanti mentre in Friuli è a 289. Ricordiamo che l’ingresso in zona gialla (che in tema di regole anti Covid comporta ritorno all’obbligo di mascherina e max 4 persone nei locali) è determinato dalla contemporanea presenza di tre criteri: sopra 50 come incidenza, sopra il 10% delle terapie intensive occupate, sopra il 15% dei posti da ricovero. Ebbene chi rischia di più è il Friuli in quanto l’occupazione delle intensive è al 13% – dunque oltre soglia – e l’area medica è al 14,8%, ad un passo dunque dalla zona gialla. Bolzano invece registra l’11,3% di terapie intensive occupate (sopra soglia) e il 14,2% per i ricoveri.