Nel corso della conferenza stampa sul monitoraggio dell’Iss il presidente Silvio Brusaferro si è difeso dalle accuse sull’utilità dell’uso dell’indice Rt per monitorare l’andamento dell’epidemia Covid. «Quando diamo alert su indice Rt bisogna acquisire dei comportamenti. Noi lanciamo considerazioni e raccomandazioni sullo stato dell’arte e sull’opportunità di adottare ulteriori restrizioni». Dunque, le Regioni possono anticipare con delle misure il coronavirus proprio alla luce delle indicazioni degli esperti, anziché aspettare le ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza. «Non dobbiamo lanciarci in giudizi, c’è un complesso di istituzioni, organi tecnici, enti di ricerca e regolazione, ministeri e società civile che deve lavorare insieme per tenere la circolazione del virus più bassa possibile. Bisogna avere la forza di intervenire sapendo che questo sacrificio comporterà la riduzione della circolazione».
Poi però Silvio Brusaferro ha parlato delle restrizioni, lasciandosi scappare che per fermare questa corsa del virus bisognerebbe avere zone rosse per un mese. «Oggi vediamo un’accelerazione della crescita, quindi servono misure restrittive per ripristinare nell’arco di 3-4 settimane, diciamo alcune settimane, una circolazione più contenuta», ha detto infatti il numero uno dell’Iss. (agg. di Silvana Palazzo)
MONITORAGGIO ISS: “EPIDEMIA COVID STA CORRENDO”
«Bisogna riportare nel più breve tempo possibile l’indice Rt sotto l’1, anche per quanto riguarda il range», dichiara Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) nel corso della conferenza stampa sul nuovo monitoraggio. Peraltro, l’indice Rt è sopra l’1 in quasi tutte le regioni italiane. «Dall’andamento osservato, è verosimile che la soglia di 250 casi per 100.000 abitanti a livello nazionale sia stata superata nel corso della settimana corrente, e che questo potrebbe essere documentato con i dati consolidati nella prossima settimana di valutazione», si legge nel report diffuso. Il livello generale del rischio epidemico peggiora per la sesta settimana di fila, ma sta accelerando l’aumento dell’incidenza. «Dieci regioni sono a rischio alto, una a rischio basso cioè la Sardegna, tutte le altre a rischio moderato, alcune di queste con alta probabilità di progressione», ha aggiunto a tal proposito Brusaferro.
«Il valore della Basilicata è in discussione con la Regione, perché ci sono problemi di stabilità». Dunque, 16 Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale maggiore di 1. Tra queste, 8 (Campania, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Basilicata, Lombardia, Lazio, Veneto) hanno un indice Rt con il limite inferiore superiore a 1,25, compatibile quindi con uno scenario di tipo 3. Invece 4 Regioni hanno un Rt nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre Regioni/PPAA hanno un Rt compatibile con uno scenario di tipo uno. Fatta eccezione per 7 Regioni/PPAA, tutte hanno riportato allerte di resilienza; 4 di queste (Campania, Lazio, Puglia e Veneto) riportano molteplici allerte di resilienza.
«Abbiamo avuto un cambiamento qualitativo dell’epidemia, perché la circolazione delle varianti ha determinato un’accelerazione dell’epidemia. Per questo servono restrizioni rapide e tempestive. Ora bisogna anticipare la corsa del coronavirus», il commento di Gianni Rezza, direttore Prevenzione del Ministero della Salute. (agg. di Silvana Palazzo)
MONITORAGGIO ISS: INCIDENZA NAZIONALE A 225,64
Continua a “correre” l’incidenza a livello nazionale: siamo a 225,64 per 100mila abitanti per quanto riguarda la settimana 1-7 marzo contro i 194,87 per 100mila abitanti della settimana precedente presa in esame dal monitoraggio Iss. L’indice Rt invece è salito a 1,16 con range 1,02-1,24, quindi in aumento rispetto alla settimana precedente, infatti è pure sopra uno in tutto il range. Questo vuol dire che l’epidemia Covid è in espansione. Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è ancora in aumento ed è sopra la soglia critica (31% vs 26% della settimana precedente). Nel complesso, il numero delle persone ricoverate in terapia intensiva cresce, passando da 2.327 a 2.756. Anche il numero di persone ricoverate nelle aree mediche è in aumento, passando da 19.570 a 22.393. Questa tendenza nazionale sottende forti variazioni inter-regionali. Ci sono infatti alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza, richiedono l’introduzione di misure restrittive.
L’Istituto superiore di sanità (Iss) segnala un forte aumento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (50.256 vs 41.833 settimana precedente), mentre resta stabile la percentuale dei casi rilevati tramite attività di tracciamento dei contatti (28,8%). Cresce, invece, quella di casi rilevati tramite la comparsa dei sintomi (37,8% vs 35,2% settimana precedente). Infine, il 20,2% dei casi è stato rilevato tramite attività di screening, mentre nel 13,2% non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico. (agg. di Silvana Palazzo)
MONITORAGGIO ISS 12 MARZO, INDICE RT SALE A 1,16
L’indice Rt è salito a 1,16: questa la conferma di Silvio Brusaferro a proposito del monitoraggio Iss del 12 marzo 2021. Il presidente delll’Istituto superiore di sanità ha comunicato il nuovo dato ai presidenti di regione: «Stiamo sfiorando 250 casi per 100 mila abitanti». Ricordiamo che nelle prossime ore è atteso un decreto per modificare il Dpcm in senso restrittivo, mentre aumenterà pesantemente il numero di regioni in zona rossa.
A proposito dei “nuovi colori”, pochi istanti fa il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha presentato alle regioni una delle proposte di nuove misure restrittive: «Nelle prossime settimane, dal 15 marzo al 6 aprile, le zone gialle vengono portate in arancione. Si rende più tempestivo l’ingresso in area rossa: tutte le regioni che hanno incidenza settimanale superiore a 250/100mila verranno inserite nell’area con le misure più severe attraverso lo strumento delle ordinanze del Ministro della Salute», riporta Sky Tg 24. (Aggiornamento di MB)
MONITORAGGIO ISS 12 MARZO, ATTESA PER IL NUOVO INDICE RT
L’Italia si avvicina ad un’enorme zona rossa, con pochi “punti” gialli e arancioni: il monitoraggio Iss per il Paese prevede un indice Rt in netta risalita ben sopra l’1 e da qui – assieme ai singoli dati delle Regioni – la cabina di regia con il Ministero della Salute dovranno trarre le conclusioni atte a formulare le nuove ordinanze sul cambio colore da lunedì. Come ha spiegato ieri il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza «I casi stanno aumentando, noi già la settimana scorsa abbiamo puntato l’indice sull’Rt che stava aumentando e di fatto, in diverse Regioni, vediamo la circolazione delle varianti, soprattutto inglese e brasiliana, che circolano rapidamente. Questo fa sì che il numero di casi incrementi. Bisogna adottare misure restrittive per arginare la diffusione delle varianti e fare un invito ai cittadini a mantenere comportamenti estremamente prudenti».
16 Regioni si avvicinano alla rossa, aggiungendosi a Basilicata e Molise già rosse da una settimana: secondo la norma in vigore nel Dpcm – che sarà confermata anche nel nuovo Decreto Covid in arrivo oggi in CdM (alle ore 11,30, ndr) – con Rt a 1 si va in arancione, con 1,25 si entra in rossa. Rischiano Piemonte (Rt a 1,41), Lombardia (Rt a 1,3), Emilia Romagna (incidenza oltre 400 casi ogni 100mila abitanti), Friuli Venezia Giulia (Rt a 1,3) e Marche (incidenza sopra 250): con loro anche Veneto, Trento, Bolzano, Abruzzo, Toscana, Liguria, Puglia e Valle d’Aosta. Il Lazio al limite tra arancione e rosso, mentre solo Umbria e Calabria dovrebbero rimanere arancioni, con Sicilia in giallo e Sardegna in bianco.
SALE L’INDICE RT ITALIA
Dopo giorni frenetici di riunioni e analisi dati al Ministero della Salute e a Palazzo Chigi, oggi arriva il nuovo monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità che fornirà i dati aggiornati e dettagliati alla cabina di regia anti-Covid per stilare poi le nuove classificazioni di colore per le Regioni italiane (con ordinanze in vigore come sempre da lunedì 15 marzo). Si profila un’Italia sempre più “zona rossa” con diversi territori che potrebbero passare all’area di massimo rischio contagio con l’aumento di incidenza dei casi per numero di abitanti (la soglia è 250 su 100mila in 7 giorni) che sarebbe stato superato da molte Regioni: l’indice Rt nazionale è dato in ulteriore salita (1,06 la scorsa settimana, ndr) e questo fornirà al monitoraggio Iss le “chiavi” per una linea ancora più restringente nella prossima settimana.
Se si aggiunge poi il fatto che il Governo Draghi in giornata nel CdM dovrebbe approvare un nuovo Decreto Legge con ulteriori chiusure e limitazioni da far scattare sempre lunedì 15 marzo, la prossima settimana il Paese rischia fortemente di “tingersi” di arancio se non rosso: misura quasi certa nel nuovo Dl preparato dal Governo dovrebbe essere l’ingresso automatico in zona rossa per tutte le Regioni che dovessero superare la quota di 250 contagi su 100mila abitanti ogni sette giorni.
MONITORAGGIO ISS, DA LUNEDÌ NUOVI COLORI
Secondo le anticipazioni emerse ieri del monitoraggio Iss presentato alle Regioni, ad entrare nella zona a più alta restrizione con conseguente lockdown potrebbero essere Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia e con il rischio di passarci anche Lazio e Veneto. «Il valore RT è a 1.3 e la zona rossa è possibile per il superamento del valore 1.25, anche se l’incidenza è sotto soglia e anche i tassi di occupazione dei posti letto sono entro la soglia di allerta», spiega l’assessore al Welfare del Lazio Alessio D’Amato, sulla medesima linea anche il Governatore Luca Zaia «in Veneto siamo sul filo del rasoio».
A rischiare la zona rossa con i contagi in aumento anche Abruzzo, Marche e Provincia Autonoma di Trento: in zona gialla rimarrebbero solo Calabria e Sicilia mentre la Sardegna rimarrebbe in “bianca”, tutte le altre sono da distinguersi tra arancione e rosso a seconda dei dati aggiornati del monitoraggio espresso da Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità. «Lombardia, Campania, Abruzzo e la provincia autonoma di Trento si stanno avviando verso il raggiungimento del picco della curva dei ricoveri nelle unità di terapia intensiva», è il quadro ben poco rassicurante dato ieri dall’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).