Gli anticorpi monoclonali sono efficaci contro le malattie reumatiche: ad affermarlo, nel corso di un’intervista concessa a “La Nazione”, è stato il professor Marco Matucci Cerinic, ordinario di Reumatologia all’Università di Firenze. I rischi legati a questo tipo di patologie coincidono con i problemi alle valvole cardiache, con progressiva riduzione della funzione del cuore, e il muscolo cardiaco che, nel tempo, può provocare aritmie anche gravi e fatali.
Fra le varie problematiche che possono presentarsi, vi è anche l’artrite reumatoide, che “potrebbe palesarsi nell’ambito di una famiglia in cui sono presenti anche altre malattie autoimmunitarie come il lupus Eritematoso sistemico, la sindrome di Sjogren, la sclerosi multipla, la tiroidite e altre ancora – ha asserito Matucci Cerinic –. La cura della malattia si basa su farmaci sintomatici (cortisonici ed antinfiammatori) e soprattutto farmaci che possono modificare l’avanzamento della malattia bloccandone la progressione, come i farmaci biologici monoclonali e i più recenti sintetici mirati, come gli inibitori delle JAK”.
ANTICORPI MONOCLONALI CONTRO LE MALATTIE REUMATICHE. PROF. MATUCCI CERINIC: “SONO PRECISI”
I monoclonali, ha aggiunto il professor Matucci Cerinic, sono ancora coadiuvati dai farmaci tradizionali (methotrexate, leflunonomide), che possono ancora essere di grande aiuto nella terapia integrata dell’artrite reumatoide. Oggi la nuova frontiera è rappresentata “dalle terapie mirate, che si basano sulla scoperta di nuovi fattori che svolgono un ruolo fondamentale. Quando vengono scoperti questi nuovi fattori, su di essi vengono preparati farmaci, siano essi monoclonali biologici sia sintetici di nuova generazione, che bloccano con precisione il bersaglio, contribuendo a impedire la progressione della malattia”.
Infine, un riferimento alla fibromialgia, patologia sempre più diffusa: “La sindrome è attribuita a una forma immaginaria, essenzialmente per il motivo che, troppo spesso, le cause che scatenano la sindrome fibromialgica non vengono approfondite e, pertanto, i pazienti rimangono a lungo senza diagnosi e senza trattamento adeguato. Oggi si può affrontare la sindrome fibromialgica con grande attenzione e sicuramente è possibile dare finalmente un contributo significativo al miglioramento dei pazienti, a patto che la diagnosi sia precoce e che le terapie siano adeguate”.