CASO MONOLOGO SCURATI IN RAI: COS’È SUCCESSO E PERCHÈ SE NE PARLA

Antonio Scurati e il suo monologo sul 25 aprile tiene ancora banco come caso politico in Rai: discorso “censurato” o problemi di compenso “esagerato”? Il misfatto si infittisce e dopo la gran bagarre in Rai denunciata dalla conduttrice Serena Bortone nel suo programma “Che sarà”, interviene duramente l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio per precisare che l’intero “caos” non è stato generato da alcun intervento né della direzione di Viale Mazzini, né tantomeno dal Governo.



Lo scrittore già Premio Strega, autore di diversi romanzi sulla storia di Mussolini e del fascismo in Italia, avrebbe dovuto partecipare alla trasmissione di Rai3 condotta da Serena Bortone per declamare un monologo antifascista sulla Festa della Liberazione: secondo poi Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento Rai, la genesi del caso che ha poi portato all’annullamento del monologo (ma non dell’ospitata, anche se Scurati si sarebbe poi rifiutato di partecipare) risalirebbe non a motivi politici ma «di natura economica e contrattuale». In particolare è il compenso da 1800 euro richiesto dallo scrittore ad aver acceso la discussione in sede Rai portando poi all’annullamento del monologo a “Che sarà”. Davanti all’ira del sindacato Rai “Usigrai”, un retroscena del “Corriere” ha svelato che davanti al testo palesemente schierato e con critiche alla Presidente del Consiglio, è stato consigliato a Scurati di pattuire un titolo gratuito per la recita del monologo, dunque senza compenso: l’autore avrebbe rifiutato e così si sarebbe giunti alla revoca.



L’INTERVENTO DELL’AD RAI SERGIO: “VOGLIO DISTRUGGERE LA TV DI STATO, NESSUNO MI HA INFORMATO. NON AVREI MAI CENSURATO”

In un colloquio oggi con “La Stampa” è l’ad Rai Roberto Sergio ad andare su tutte le furie per la gestione del caso che nuovamente sconvolge Viale Mazzini: «non sapevo di quanto è accaduto o stava accadendo», ammette il manager imbufalito con gli altri dirigenti (il direttore generale Giampaolo Rossi?, ndr). «Per lunedì ho chiesto una relazione, saranno presi provvedimenti drastici», racconta ancora Sergio ai colleghi de “La Stampa” in merito al caso del monologo Scurati “censurato” su Rai 3 ma ora a disposizione praticamente su social e trasmissioni di tutto il resto della tv, compreso sul profilo Facebook di Giorgia Meloni.



«Surreale – dice Sergio – surreale come sia potuto accadere, è necessario approfondire e dare risposte. Chi ha sbagliato paga»: secondo l’ad la colpa sarebbe da imputare a problemi burocratici aziendali, ma resta che nessuno lo avrebbe informato. «Ho appreso del caso Scurati dal post che la giornalista Serena Bortone ha pubblicato profili social. Si doveva agire diversamente», lamenta ancora l’ad Sergio. In primo luogo, si può anche discutere della richiesta di 1800 euro di compenso per un minuto di trasmissione, ma «se fosse esagerata o meno o non compatibile con gli standard Rai, e quindi anche eticamente inaccettabile, ma certamente non lo avrei censurato». La soluzione Sergio l’avrebbe avuta subito in quanto, spiega, avrebbe chiesto a Bortone di mandarlo in onda magari con un riequilibrio ai sensi della normativa che disciplina la par condicio visto i pesanti attacchi al Governo e alla Premier: il problema però, conclude, è un altro dato che «Da settimane la Rai è vittima di una guerra politica quotidiana con l’obiettivo di distruggerla».

IL POST DI MELONI E LA REPLICA DI SCURATI

Nella giornata di ieri a “scardinare” le accuse della sinistra contro il Governo e contro la Rai ribattezzata ormai negli ultimi due anni “TeleMeloni”, ci ha pensato la stessa Presidente del Consiglio decidendo di pubblicare integralmente il monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile, compresa la parte dove accusa il Governo e la Premier di non aver mai voluto definirsi “antifascista”. Meloni su Facebook prima del testo di Scurati lamenta l’ultima denuncia della sinistra: «grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo. Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni».

In primo luogo perché Meloni ritiene che nessuno debba essere censurato, né lei ha mai chiesto che ciò venga fatto, neanche «chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini»; in secondo luogo, non si censura perché gli italiani sono adulti e possono tranquillamente giudicare il contenuto di qualsivoglia intervento, monologo o recita. Dura la reazione di Scurati su “La Repubblica” in diretta risposta alla Premier: «la informo che quanto lei incautamente afferma, pur ignorando per sua stessa ammissione la verità, è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno». Si tratta solo di un problema editoriale e politico, lamenta Scurati, che dà piena colpa a Rai e allo stesso Governo: «Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo».