Il monologo sul 25 aprile che Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere a Che Sarà è stato “fermato” e si grida già alla censura. Ad annunciare lo stop allo scrittore, che è subito diventato un caso anche politico, è stata la conduttrice Serena Bortone con un post su Instagram in cui non ha nascosto lo «sgomento» dopo aver appreso per caso che il contratto con lo scrittore era stato annullato. Inoltre, Bortone ha aggiunto di non essere riuscita a ricevere «spiegazioni plausibili» in merito a tale cambio di rotta. La conduttrice si era sentita in dovere di fornire ad Antonio Scurati e ai telespettatori le ragioni dell’assenza dello scrittore nel suo programma di Rai 3, ma i suoi tentativi sono andati a vuoto. In ogni caso i due si sono sentiti telefonicamente.
Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento Rai, ha subito chiarito che non si può parlare di censura e che il monologo di Antonio Scurati non è mai stato messo in discussione. Ci sono stati, invece, approfondimenti dal punto di vista economico e contrattuale, per questo ha suggerito di «non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale». Secondo Corsini, la genesi del caso riguarda le richieste economiche dello scrittore, «cifre più elevate di quelle previste», e ad «altri aspetti promozionali da chiarire connessi al rapporto tra lo scrittore e altri editori concorrenti». La versione della Rai è che non ci sia stata alcuna censura contro Antonio Scurati, ma che siano state aperte delle riflessioni per questioni “burocratiche”.
PERCHÉ IL MONOLOGO DI ANTONIO SCURATI È STATO FERMATO?
Da fonti parlamentari, citate dal Corriere, è emersa invece una ricostruzione diversa del caso. Antonio Scurati avrebbe mandato il testo del monologo in modo tale che potesse valutarlo la dirigenza, che lo giudicato troppo schierato a campagna elettorale in corso. Da qui l’idea di confermare il testo, ma a titolo gratuito. Lo scrittore ha rifiutato, di conseguenza sarebbe arrivata poi la revoca della sua partecipazione con il suo monologo. Contro la versione fornita dalla Rai anche il sindacato Usigrai, secondo cui dalla tv di Stato sono arrivate «solo scuse per silenziare» lo scrittore.
Filippo Barone e Manuele Bonaccorsi, due dei tre membri del cdr della testata Approfondimento, hanno chiesto chiarimenti in un documento in cui parlano di «deriva preoccupante», invece l’altro componente, Gian Vito Cafaro, si è dissociato. Il caso Antonio Scurati è diventato anche politico, con le opposizioni all’attacco a colpi di comunicati e note ufficiali. Sono scesi in campo addirittura i sindacati, come Maurizio Landini (Cgil). Hanno voluto dire la loro anche l’Anpi, per il quale si parla di «ennesimo colpo alla libertà di espressione e di informazione», e il direttore di La7, Andrea Salerno, secondo cui bisogna diffondere il testo del monologo. Del resto, il caso è diventato pure mediatico.
COSA DICE ANTONIO SCURATI NEL TESTO DEL MONOLOGO
Il testo integrale del monologo di Antonio Scurati (premio Strega nel 2019) nel frattempo è stato pubblicato dalla giornalista Benedetta Tobagi tramite la sua pagina Facebook e poi da Repubblica, con cui lo scrittore ha una collaborazione. L’incipit è un ricordo del delitto Matteotti, ma cita anche Sant’Anna di Stazzema e le Fosse Ardeatine, fino ad arrivare ad un attacco frontale al governo Meloni. «Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via». L’accusa di Antonio Scurati alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è di aver dribblato il tema in campagna elettorale.
«Si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista». Secondo lo scrittore, la premier «ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola ‘antifascismo’ in occasione del 25 aprile 2023)». Secondo Antonio Scurati, la cui tesi è contenuta nel monologo sul 25 aprile, la premier Meloni non ha voluto pronunciare la parola antifascismo, da qui la sua conclusione che «lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana».