Monorchio, quando l’Italia rischiò il default

Andrea Monorchio è stato ragioniere generale dello stato italiano dal 1989 al 2002, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera i suoi ricordi sono andati al 10 Luglio di trentadue anni fa quando il paese si trovò ad un passo dal fallimento. Per chi ricopre l’incarico di ragioniere generale di uno stato e quindi si trova a gestire le risorse dello stesso, il fallimento del paese rappresenta il fallimento di se stesso. Questo è ciò che avvenne nell’estate del 1992, un momento in cui l’Italia si trovò in una situazione davvero difficile in cui non riusciva a pagare né pensioni né stipendi.



«Da settimane la lira era sotto attacco speculativo. I mercati ci avevano abbandonato. E i tedeschi completarono l’opera: la Bundesbank annunciò che non ci avrebbe più sostenuto. Carlo Azeglio Ciampi, che allora era governatore di Bankitalia, provò per mesi a difendere la permanenza della lira nel Sistema monetario europeo, prima di essere costretto a mollare», Monorchio ricorda con queste parole riportate dal Corriere della Sera quei momenti tragici attraversati dallo stato italiano, prosegue ricordando anche le numerose critiche rivolte a Ciampi, allora governatore di Bankitalia ma ricorda anche la manovra da 92 mila miliardi di lire operata da Amato con un decreto di 30 mila miliardi di lire.



Monorchio, grazie ad uno scioglilingua passò il provvedimento

Ragioniere generale dello stato italiano, Monorchio ricorda i momenti tragici in cui l’Italia rischiò il fallimento esattamente il 10 Luglio di trentadue anni fa. Sempre Monorchio afferma che fu nel momento in cui il governo di Giuliano Amato portò avanti una manovra da 92 mila miliardi di lire che si attinse – «con un prelievo farzoso» – così definito da Monorchio al Corriere della Sera, ai risparmi dei cittadini italiani. L’ex ragioniere generale parla del prelievo dei sei per mille definito da lui stesso come “il cappio messo al collo di un condannato per impiccagione” e che sfociò in un conflitto tra le istituzioni.



Monorchio racconta della notte in cui Amato, tramite un gioco di parole riuscì a far passare il prelievo sui conti, nel dettaglio Amato chiese al ministro delle Finanze Giovanni Goria di spostarsi in un’altra stanza di Palazzo Chigi e al loro ritorno Amato congedò tutti dicendo di andare a dormire. Durante l’intervista Monorchio afferma che Amato non avesse mai parlato della decisione in merito al “prelievo farzoso” perchè altrimenti sarebbe crollato tutto, non erano informati né i ministri né il governatore di Bankitalia. Amato non menzionò il prelievo farzoso tra i provvedimenti citati e quindi lo stesso non fu agli atti quando i verbali furono desecretati. Il provvedimento non fu citato da Amato tramite un gioco di parole come afferma Monorchio.