CHI È CARLO MARIA VIGANÒ OSPITE A “ZONA BIANCA”: LO SCONTRO CON IL VATICANO E L’ACCUSA DI SCISMA

Dopo la durissima accusa del Vaticano di scisma, monsignor Carlo Maria Viganò sarà ospite della puntata di oggi 3 luglio 2024 a “Zona Bianca” su Rete 4: tra gli attacchi al Vaticano e a Papa Francesco in persona, le teorie vicine al “Grande Reset” del post-pandemia, fino al processo considerato dall’ex nunzio apostolico come “farsa”, si prospetta una serata tutt’altro che “tranquilla” per la Chiesa Cattolica, nuovamente alla ribalta mediatica per questioni dottrinali e non.



Prima di capire chi è e da dove venga l’arcivescovo Viganò, occorre partire dalla fine per comprendere meglio perché oggi la sua figura è tra le più controverse e “chiacchierate” all’interno degli ambiente ecclesiastici: molto se non tutto è dovuto dall’accusa mossa dal Dicastero per la Dottrina della Fede del “delitto di scisma” proprio per le sue reiterate convinzioni e dichiarazioni contro la Chiesa di Papa Francesco. Convocato ma mai presentato presso il Palazzo dell’ex Sant’Uffizio, in una lunghissima nota a fine giugno mons. Viganò ha ribadito che le accuse mosse nei suoi confronti sono fasulle, oltre a non riconoscere l’autorità del Dicastero, del Prefetto Fernandez e dello stesso Pontefice.



L’ex nunzio apostolico rischia le dimissioni dallo stato clericale se sarà riconosciuto effettivamente colpevole di scisma: al processo parteciperà un avvocato di ufficio in quanto finora Viganò si è sempre rifiutato di partecipare alle prime udienze e convocazioni. Rifiuto di sottomissione al Papa e alla comunione con i membri della Chiesa, Viganò è accusato da un durissimo comunicato del Dicastero: «affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II».



NUNZIO USA, VICINO AI MOVIMENTI NO VAX, PER LA RIFORMA DELLA CHIESA: ECCO COSA CHIEDE MONS. VIGANÒ

Nato a Varese nel 1941, Carlo Maria Viganò per lunga parte della sua carriera ecclesiastica iniziata ufficialmente nel 1992 con il primo incarico importante ricevuto da Papa Giovanni Paolo II (nunzio apostolico in Nigeria) svolge un servizio importante per la Chiesa in termini di missionarietà ed evangelizzazione: il 26 aprile sempre del 1992 viene ordinato vescovo mentre nel 1998 è nominato delegato per le Rappresentanze pontificie nella Segreteria di Stato della Santa Sede. Fin da subito si fa notare tra gli ambienti del Vaticano per screzi e rapporti non idilliaci con elementi apicali della Santa Sede ma questo non impedisce un incarico di rilievo come la nunziatura apostolica negli Usa, in arrivo il 19 ottobre 2011 come nomina ufficiale di Papa Benedetto XVI. Come rappresentante del Vaticano negli Stati Uniti mons. Viganò vi resta per 5 anni fino al ritiro per raggiunti limiti di età (75 anni), ma è con la nomina al Soglio Pontifico di Papa Francesco che cominciano i veri problemi nei rapporti con l’autorità ecclesiastica.

Nell’agosto del 2018 scatta il primo “caso Viganò” con la pubblicazione di una lettera siglata da mons. Carlo Maria Viganò dove vengono chieste ufficialmente le dimissioni di Papa Francesco, accusato di aver coperto il cardinale Theodore McCarrick degli abusi che avrebbe commesso contro alcuni seminaristi. Molto rigido dottrinalmente, anche se per tutta la carriera ecclesiale di stimata e comprovata rettitudine, Viganò apre un forte scandalo all’interno del Vaticano: già qualche anno prima aveva accusato l’ex Segretario di Stato Card. Bertone per presunta corruzione e durante la nunziatura negli Usa proseguì la sua battaglia contro l’ala della Chiesa americana più progressista e “liberal”, accusata di tradire la fedeltà al Magistero della Chiesa. Oltre alle accuse iniziali contro il Papa, mons. Viganò criticò duramente la posizione tenuta dalla Chiesa di Roma durante la pandemia Covid: vicino agli ambienti no-vax e “negazionismi”, Viganò ha più volte denunciato l’Occidente di una “congiura” anti-religiosa con la pandemia frutto di una punizione divina contro i mali moderni. «Dittatura sanitaria delle élite mondiali», queste le accuse che l’arcivescovo ha rivolto più volte contro lo stesso Vaticano, parlando di «Servi di Satana, a iniziare dall’usurpatore che siede sul soglio di Pietro».

COSA FA OGGI MONS. CARLO AMRIA VIGANÒ: LO STUPORE DEL CARD. PAROLIN PER LE ACCUSE CONTRO LA CHIESA

Negli ultimi anni mons. Viganò ha fondato l’associazione “Exsurge Domine” con il fine di creare un seminario “tradizionalista” per ospitare tutti i chierici e i religiosi «fatti oggetto delle epurazioni bergogliane», lamenta sempre il monsignore. Dopo l’accusa di scisma ricevuta nelle scorse settimane, in un’altra nota diffusa tramite la sua associazione, mons. Viganò si scaglia nuovamente contro Papa Francesco facendo appello alla teoria del “Grande Reset”: «unisco una denuncia dei miei accusatori, del loro ‘concilio’ e del loro ‘papa’. Prego i Santi Apostoli Pietro e Paolo, che hanno consacrato la terra dell’Alma Urbe con il proprio sangue, di intercedere presso il trono della Maestà divina, affinché ottengano alla Santa Chiesa di essere finalmente liberata dall’assedio che la eclissa e dagli usurpatori che la umiliano, facendo della Domina gentium la serva del piano anticristico del Nuovo Ordine Mondiale».

In attesa di una decisione del processo che seguirà nei prossimi mesi, è intervenuto sul caso Viganò il Segretario di Stato Card. Parolin sottolineando come l’ex nunzio ha assunto negli anni «alcuni atteggiamenti a cui deve rispondere. È normale che la Dottrina della fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo quelle indagini che sono necessarie per approfondire questa situazione stessa». Sul conto di Viganò è ancora Parolin a spiegare alla stampa vaticana di aver sempre apprezzato il grande lavoratore fedele alla Chiesa, «in un certo senso anche di esempio, quando è stato nunzio apostolico ha lavorato estremamente bene, cosa sia successo non lo so».