IL GIUBILEO 2025 A ROMA: I PREPARATIVI CON MONS. FISICHELLA
Mancano 321 giorni giorni all’apertura della Porta Santa per il Giubileo 2025 dedicato al tema della speranza cristiana: intervistato da “Avvenire” parla l’arcivescovo pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, Mons. Rino Fisichella, l’artefice della organizzazione effettiva degli eventi legati al Giubileo. Nell’attesa del prossimo 9 maggio quando Papa Francesco siglerà La Bolla d’indizione del Giubileo (dove vengono indicate le date di inizio e termine dell’Anno Santo), il prelato ricorda un passo di Peguy perfetto per “tracciare” la tematica centrale del prossimo appuntamento mondiale della Chiesa Cattolica: secondo l’autore francese, «la speranza è la piccola sorella nascosta tra le gonne delle due sorelle maggiori, fede e carità appunto, che però lei prende per mano e trascina. Perciò il Giubileo sulla speranza deve darci una spinta a recuperare la speranza cristiana».
Mons. Fisichella sottolinea la centralità della speranza in Gesù, da non confondere con l’anonima e “fatalista” locuzione di “speranze” per il futuro dell’umanità: «Siamo figli di un tempo in cui la ricerca scientifica e la tecnologia che ne deriva ci offrono tante possibilità. I progressi sono enormi e ogni giorno ci sono delle novità. Quindi si creano delle speranze, al plurale, sulle quali spesso pensiamo di fondare la nostra esistenza». Quelle speranze però possono far progredire così come illudere in quanto si fermano “all’immediato”. La speranza di cui parla la Chiesa con il Giubileo è invece di natura diversa: «è quella che dà senso alla vita, che risponde ai grandi interrogativi e che va oltre il plurale delle piccole soddisfazioni, perché apre un orizzonte più vasto».
FISICHELLA (PREFETTO GIUBILEO 2025): “ROMA CITTÀ DELLA SPERANZA”
La speranza cristiana non può illudere in quanto Gesù Cristo in persona «ci ha promesso la partecipazione alla sua vita divina e noi sappiamo che manterrà questa promessa», sottolinea ancora l’arcivescovo Fisichella al quotidiano della CEI. Tale speranza non illude perché non è proiettata in un futuro senza tempo, «ma già sostiene la nostra vita presente». Come già avvenuto nel recente Giubileo della misericordia, Papa Francesco tenderà a rendere il più concreto possibile il contenuto e l’andamento degli eventi legati all’Anno Santo giubilare: «il Papa mirerà a rendere concreta la speranza. Proprio perché non è un’utopia, ma una realtà che siamo chiamati a vivere oggi». Qui ritorna l’interrogativo di sempre: «che cos’è la speranza?». Fisichella sulla scia della Dottrina della Chiesa ri-definisce la fede come «un abbandonarsi totalmente a Dio che si rivela», mentre la carità è come «un amore che va verso gli altri fino al dono della propria vita».
Per la speranza è più difficile dare una definizione, così come anche l’arte ha “faticato” nell’interpretare il concetto: «quando parliamo di speranza dobbiamo lasciare aperta la risposta, in modo da andarle incontro con l’animo sereno e non con l’angoscia di chi non sa che cosa aspettarsi dal futuro. Soprattutto occorre riscoprire la teologia della speranza presente nelle Lettere di san Paolo. Il quale dice: Cristo in voi è la speranza. Il Giubileo ci aiuterà a ravvivare questa dimensione». Dopo la pandemia e nel mondo “ricco” di guerre come quello odierno, è oggettivamente difficile parlare quotidianamente di speranza, ed è anche per questo che occorre un «rinnovato annuncio di speranza», riflette mons. Fisichella. Il Papa ha ridefinito Roma come «città della speranza» in vista del Giubileo tra due anni: «Roma è sempre stata chiamata patria communis, la città di tutti, aperta per vocazione, poiché qui ognuno si sente a casa. La sua storia è capace di dare speranza perché consente di contemplare la bellezza».