LA CHIESA DI CRISTO E L’INIZIO DEL GIUBILEO 2025: L’AUGURIO DI MONS. RINO FISICHELLA
Nel giorno in cui la Santa Chiesa Cattolica annuncia al mondo intero l’inizio del Giubileo 2025 dedicato alla speranza, è il pro-prefetto e Presidente del Dicastero per l’Evangelizzazione Mons. Rino Fisichella – nonché organizzatore principale dell’Anno Santo – a dare il proprio augurio all’evento che segnerà i prossimi mesi di vita cristiana (e non solo). Intervistato dal “Messaggero”, l’arcivescovo richiama l’attenzione per un’organizzazione globale che non è stata semplicissima tra diversi Governi che si sono avvicendati (e parla già dei piani da impostare per il Giubileo straordinario del 2033, per i duemila anni dalla Redenzione di Cristo).
Il fedele come il turista in arrivo a Roma da oggi fino al 6 gennaio 2026 – giorno fissato per la chiusura del Giubileo della Speranza – sarà “travolto” da una esperienza di preghiera e di domanda, sarà provocato a porre l’attenzione sul tema chiave: chi sono queste persone in processione, in preghiera, in cammino verso le Porte Sante? Secondo Mons. Fisichella il Giubileo, per il solo motivo stesso che è in corso, darà al mondo la testimonianza che la Chiesa c’è ed è «sempre viva»: al netto di “minoranze” e secolarizzazione laicista, l’Anno Santo indetto dalla Chiesa per parlare di pace, speranza e resurrezione «dimostra la vitalità della nostra Chiesa di Cristo».
LA SPERANZA, L’ESSENZIALE E IL CAOS DEL MONDO DOMINATO DALLA TECNOLOGIA
Il tema non è dunque il dimostrare al mondo la “grandezza” o la buona capacità di organizzazione, neppure l’enormità di eventi sparsi sugli oltre 365 giorni di Anno Santo a Roma e nelle altre aree cruciali della cristianità (come santuari e Cattedrali): come spiega ancora bene l’organizzatore scelto da Papa Francesco per guidare gli ultimi due Giubilei (nel 2015 quello straordinario sulla Misericordia, e ora quello ordinario del 2025), tutto ciò che accadrà da questo pomeriggio con l’apertura della Porta Santa in San Pietro fino ai prossimi mesi è segno della riscoperta dell’essenziale «in un mondo affogato nella cultura tecnologica».
Un richiamo che affonda le radici nell’insegnamento della Chiesa e nella cultura non appiattita di questi tempi (ad esempio quel ”essenziale invisibile agli occhi” del Piccolo Principe di Saint-Exupery) e che riflette, secondo Mons. Fisichella, la necessità sempre più urgente di recuperare la speranza. «La tecnologia dà tutto e subito», mentre la speranza riporta la persona nella sua dinamica più ideale di desiderio e attesa, di dipendenza e al contempo di libertà: «in seria crisi oggi prima ancora della Chiesa è l’uomo ed è su questo che si occuperà il Giubileo, è la riflessione che dobbiamo fare». La speranza non è un attesa futura, o meglio, è il richiamo alla certezza delle origini nell’incontro con Gesù proiettato al bene comune finale: «la Chiesa insegna quel “noi speriamo”», non un “io solitario”, proprio perché promette con la venuta di Gesù nel Natale di uscire per sempre dall’individualismo che rischia di portare la società di oggi sempre più verso «la morte per asfissia», chiosa il prelato.