In tempi di pandemia Covid-19 il ruolo delle Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) ha visto in un primo tempo i drammi di migliaia di anziani morti per focolai di coronavirus all’interno delle strutture, mentre dalla seconda fase almeno sulle Rsa si è riuscito ad evitare ulteriori gravi emergenze con protocolli strettissimi e impossibilità (o quasi) di far entrare il virus nelle residenze. Ora però, dopo oltre un anno di pandemia, da più parti si avverte la necessità – anche per una più che positiva campagna vaccinale nelle Rsa – di far tornare gli anziani a contatti umani, visite con i familiari per un ritorno ad una vita pseudo-normale.



Nasce da questa esigenza la proposta lanciata da Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Commissione per la riforma della assistenza per la popolazione anziana (istituita dal ministro della Salute Roberto Speranza): «A giorni presenteremo a Mario Draghi il primo blocco della riforma, secondo le indicazioni che il presidente del Consiglio ha recepito nel Pnrr, ovvero la centralità dell’assistenza domiciliare integrata agli anziani», lo spiega lo stesso monsignore oggi intervistato dal Corriere della Sera. Presidente della Pontificia Accademia per la vita (dal 2016) e consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, Paglia lancia una precisa denuncia contro il “monopolio” delle Rsa e case di riposo sul tema sempre più attuale ed urgente dell’assistenza agli anziani.



ANZIANI E COVID: LE PROPOSTE DI MONS. PAGLIA

«Conosco molto bene queste critiche. E conosco altrettanto bene il moltiplicarsi delle segnalazioni di abusi e situazioni di abbandono verso gli anziani ospiti di Rsa. Il primo atto della Commissione è stato proprio di contribuire alla ripresa in sicurezza delle visite nelle residenze. Ne è seguita una circolare ministeriale del 30 novembre 2020 con le “disposizioni per l’accesso dei visitatori”, proprio per scongiurare il fatto, ormai acclarato, che si muore di solitudine ed abbandono almeno quanto si muore di Covid». spiega ancora Monsignor Paglia che non teme le critiche sollevate contro di lui per i giudizi molto duri contro diverse realtà assistenziali pubbliche e private. «Le cifre dell’inchiesta di Sant’Egidio mostrano un rifiuto ostinato ad aprire: mi ha colpito molto che in due residenze su tre non abbiano consentito nemmeno le visite ai parenti. Si deve aprire una nuova riflessione sui diritti degli anziani e i doveri della collettività», attacca ancora il Presidente della Commissione, evidenziando il grave problema del “continuum assistenziale” sulla popolazione anziana. Per Paglia inquietano le cifre e le scelte della politica sul mondo Rsa: «lo Stato — sistema sanitario, Comuni e pazienti, ognuno per la sua parte — spende circa 12 miliardi all’anno. Mentre per l’assistenza domiciliare sociale, sanitaria e integrata non arriviamo a 2 miliardi, sei volte di meno. Ma gli anziani sopra i 75 anni con disabilità o problemi motori sono 2 milioni e 700 mila e, di questi, un milione e 200 mila non ha aiuto adeguato. C’è una discriminazione lampante, considerato che nelle Rsa ci sono 280 mila persone, senza considerare il sommerso».



Secondo l’arcivescovo serve un cambiamento radicale nell’assistenza andando a recuperare lo spirito originario con cui sono nate le residenze: «luoghi di recupero, ristoro e cura, e dunque necessariamente temporanee, per poter poi tornare a casa». La chiama una “rivoluzione copernicana” la proposta di puntare nuovamente sull’assistenza domiciliare sanitaria e sociale per circa mezzo milione di anziani (per chi ovviamente è possibile stare in casa, non riguarda la fascia di non autosufficienti): serve la semiresidenzialità, ovvero «centri diurni ad alta qualificazione, capaci di terapie occupazionali e cognitive e processi di inclusione e socialità, formazione ed educazione». Secondo Mons. Paglia, bisogna prevenire «Non lasciamoli soli, non li scartiamo. Gli anziani sono una risorsa preziosa da valorizzare, non da buttar via».