«La tragedia umana inizia quando Caino voleva restare solo, come fosse il sovranista di turno, ma l’interesse per sé ha una forza diabolica che ci vuole disumani»: così Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita intervistato oggi da “Il Dubbio” dopo la foto choc rilanciata dalla ong Sea Watch del migrante alla deriva per 15 giorni nel Mar Mediterraneo. Quella foto, secondo Paglia, è il sostanziale “simbolo della disumanità” giunta fin ai nostri giorni, tra indifferenza e ostilità al “problema” migratorio: «dovrebbe far riflettere sulla necessità di un cambio di passo nella solidarietà e nell’accoglienza». Da Aylan in Turchia nel 2015, il bimbo morto sulla spiaggia, fino al migrante per 15 giorni senza che nessuno lo raccogliesse: il file rouge secondo Monsignor Paglia è tutt’altro che minimo, «barbarie inaccettabile e colpisce al cuore la qualità di una civiltà. Tutti noi, giustamente, siamo rimasti tragicamente travolti nel vedere, durante la pandemia, i corpi delle persone defunte che venivano portati via dai camion dell’esercito. Ma ora siamo di fronte a un’immagine insostenibile, per di più inviata ben quattro volte alle autorità che non se ne sono interessate, il che rende ancor più pesante questa tragedia». Il presule critica la messa in creazione delle zone di ricerca e soccorso se poi non avviene nei fatti: «io credo che questa immagine sia oggi un grido di condanna che deve scuotere le coscienze di tutti, nessuno escluso. Tanto più in quel Mar Mediterraneo che da “mare nostrum” sta diventando sempre più un “mare monstrum”. Ci siamo commossi tutti nel vedere la foto del marinaio che porta in braccio un migrante sfinito: io inviterei tutti a guardare quella foto e solo dopo andare a visitare la Pietà di Michelangelo a San Pietro».
MONS. PAGLIA “SERVE RITORNARE A DIRITTO EMIGRAZIONE”
Nel dialogo con Giacomo Puletti su “Il Dubbio”, Monsignor Vincenzo Paglia prosegue la critica forte al problema migratorio come fonte di semi-totale indifferenza da parte dell’Europa come del resto più volte ricordato dallo stesso Papa Francesco: «Sono convinto che la cultura giuridica contemporanea debba recuperare o affermare con maggiore chiarezza il diritto a emigrare, che è un diritto originario e fondamentale. Come è possibile, per un mondo che dal 1968 è riconosciuto come “villaggio globale”, permettere poi che in un angolo di questo villaggio si venga abbandonati?». Secondo Mons. Paglia in cielo non vi sono frontiere, perché dunque dovrebbero esserci sulla terra e nei mari? «Ovvio che tutto ciò deve essere regolato, ma ciò che manca sono i fondamenti della possibilità di regolare questi diritti. Dovremmo prendere esempio da paesi come l’Uganda, che già ospita un milione e mezzo di immigrati ma che ha deciso di accogliere i profughi del Congo orientale, dove si continua a combattere. Invece sentiamo affermazioni di comodo come “Mica possiamo accogliere tutta l’Africa!”. Affermazioni che non esistono».