A Uno Mattina Estate ampio focus stamane sulle parole, divenute virali, fra Filippo Turetta e il padre, con quest’ultimo che ha provato in qualche modo a “discolpare” il figlio dopo aver ucciso Giulia Cecchettin. In studio vi era mons. Paglia e Maurizio Pompili, professore di psichiatria alla Sapienza. “Io mi chiedo innanzitutto perché sono uscite – spiega Mons. Paglia – il caso è chiaro, evidente, a che serve fare uscire delle frasi problematiche e darle in pasto al pubblico? Non serve a nulla se non a intorbidare le acque e questo è il problema più delicato di questa situazione. Stare nella mente di un papà che incontra per la prima volta il figlio che immagina il suicidio del figlio magari anche provocato e le notizie sui suicidi nel carcere sono drammatiche”.



“Il problema di fondo – ha continuato – è che in questo modo rischiamo di far crescere uno spirito torbido voyeuristico che facilita una violenza in un terreno intorbidato è difficile poter far sorgere sentimenti belli e sereni, anche di comprensione e di perdono, per questo io sono preoccupato di tutto questo, e la ringrazio perché lei ha detto che non vuole dare pubblicità a queste frasi. Bisogna cercare di comprendere perché un giovane riesce a fare un gesto così terribile, non è un caso isolato. I problemi del femminicidio ha radici nella difficoltà della cultura di cui siamo”.



PAROLE PAPA’ FILIPPO TURETTA, MONS PAGLIA: “DOBBIAMO RIFLETTERE ASSIEME”

Mons Paglia ha proseguito così, sempre sul caso Filippo Turetta: “Un orfano, un giovane solo, può impazzire facilmente, e la società dove sta? Ecco in questo senso credo che rifletterne assieme sia utile, ma in questa prospettiva”. In collegamento anche Claudio Brachino che a proposito delle parole del papà di Filippo Turetta, ha spiegato: “In termini processuali non hanno nessun rilievo penale, qui interessante è stabilire se vale la pena pubblicare queste cose. Tante volte in tanti casi di cronaca sono emersi dei contenuti che permettevano di chiarire una storia ma in questo caso anche se l’intercettazione era stata appena catturata, alla fine non c’è niente di penalmente rilevante anche perché tutti i particolari di questa storia sono stati chiariti”.



“Quella frase del padre non andava pubblicata – ha continuato Brachino, sposando quindi la tesi di Mons. Paglia – e questo ci riporta al grande tema di che cosa fare delle intercettazioni, se le si pubblica è chiaro che si sposta la discussione dal penale al sociale in cui in qualche modo si vuole dare ad un genitore la corresponsabilità di un evento. Prendere una cosa detta e toglierla dal suo contesto non ha alcun senso”.

PAROLE PAPA’ FILIPPO TURETTA: IL COMMENTO DEL PROF. POMPILI

Ha quindi preso la parola il prof. Pampili che ha analizzato l’incontro fra Filippo Turetta e il papà dal punto di vista psicologico: “Ci fanno pensare alla complessità della mente umana, che ha dei misteri che spesso non riusciamo a comprendere, e non possiamo identificarli come un qualcosa di patologico. La criticità e la precarietà di una persona può portare a comportamenti che sono da approfondire e ricondurre ad un senso comune, emerge un enigma che solo conoscendo precisamente una persona riusciamo a decodificare dei profili di personalità”.

Mons. Paglia ha concluso così parlando di Filippo Turetta e in generale dei numerosi femminicidi degli ultimi anni: “Questo ripetersi degli omicidi non è casuale c’è una componente molto forte di egocentrismo al punto da far dire sei mia e solo mia, si cancella il noi , è una dimensione culturale su cui dobbiamo fare attenzione, si parla di egolatria, il culto dell’io sul cui altare si sacrificano anche gli affetti più cari noi dobbiamo far rinascere il gusto delle relazioni e il gusto del noi, e qui il tema che non è solo antropologico ma anche politico”.