Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita raccoglie il recente appello di Papa Francesco in merito all’importanza di dare maggiore rispetto ed attenzione all’assistenza agli anziani, diventati ormai un’enorme fetta di popolazione italiana e invita il governo ad approvare nuove riforme che uniscano diversi tipi di servizi sanitari ma anche sociali dedicati alla terza età con il coinvolgimento anche di giovani che non studiano e non lavorano e che potrebbero quindi impegnarsi in progetti di utilità per ricostruire una società fondata sui valori di radici e comunità.



Intervistato dal quotidiano Libero, Paglia affronta l’argomento esortando il mondo politico a far fronte all’inevitabile cambiamento demografico che ormai da anni segna il paese anche a causa della denatalità sempre più elevata, affermando che bisogna rompere i pregiudizi comuni che vorrebbero le persone anziane come inutili e confinate al riposo “Gli over 65 sono 14 milioni che nella stragrande maggioranza chiedono di vivere una vita piena oltre che lunga, di partecipare con passione alla vita civile, di essere liberati da una sorta di riposo forzato a cui la società vorrebbe condannarli“.



Monsignor Paglia “Riforma assistenza anziani rafforzerà le cure domiciliari”

Monsignor Paglia ha espresso parole positive per quanto riguarda la riforma prevista dal governo, che vedrebbe l’assistenza per gli anziani rafforzata con cure domiciliari e centri territoriali nei quali dare servizi adeguati a tutti coloro che ne hanno bisogno. un progetto al quale sta partecipando attivamente in Commissione, che dovrà portare a un cambiamento vero, ed essere attuativo nei tempi previsti, senza ulteriori ritardi, entro gennaio 2024.

Soprattutto serve maggiore disponibilità di assistenza domiciliare, ancora molto carente in Italia per quanto riguarda le ore dedicate a disposizione “la media di ore dedicate all’assistenza domiciliare integrata è 18-20 ore all’anno, praticamente nulla. Per non dire della presenza sociale, spesso rarefatta. In questo caso il Servizio di assistenza domiciliare si è andato riducendo passando nell’ultimo quinquennio da un 1,8 percento di anziani coinvolti allo 0.9“. Per questo si potrebbero ridistribuire i fondi attualmente usati dalla sanità per ricoveri in ospedale non necessari e dirottarli sulle cure a domicilio risparmiando ed ottimizzando i servizi.



L’importanza di coinvolgere i giovani per ricostruire la comunità con gli anziani

Il problema della popolazione che invecchia e quindi di anzianità di massa è dovuto anche al fenomeno della mancanza di nascite, su questo punto monsignor Paglia parla di un fenomeno sociale che si è intensificato nel tempo a causa di una sempre maggiore individualità che ha tolto lo spazio di condivisione e l’idea di comunità con radici uniche che nelle epoche passate contraddistingueva le famiglie. “In questi anni”, dice “quello che potremmo chiamare capitale sociale, la somma di appartenenze, legami, interazioni, visite,amicizie e legami familiari,è andato erodendosi in modo drammaticoSiamo tutti più individui e meno comunità, più soli e più contrapposti, più spaventati del futuro“.

Perciò nel processo di riunificazione gli anziani, per ricostruire il legame nonni- nipoti e come “patrimonio comune della terra e della identità“. Per questo, potenziare i servizi dedicati nei territori potrebbe anche coinvolgere i giovani NEET, offrendo loro un lavoro e contemporaneamente un’opportunità di crescita  e un’esperienza nel campo assistenziale.