L’ABORTO COME DIRITTO IN FRANCIA: LA REPLICA DI MONS. PAGLIA, “SI DIMENTICANO LE RAGIONI DELLA VITA”

Se già ieri, appena divenuta legge l’inserimento dell’aborto come diritto in Costituzione di Francia, la Pontificia Accademia per la Vita era intervenuta in netto contrasto con la decisione presa dal Parlamento francese, oggi è direttamente il presidente mons. Vincenzo Paglia a spiegare le tesi della Chiesa in una duplice intervista al “Corriere della Sera” e alla “Stampa”. Secondo il 78enne responsabile della Pontificia Accademia per la Vita, il Paese che si erge a paladino della libertà inserisce ora nella Costituzione un diritto delle donne a interrompere la gravidanza: «non siamo forse arretrati a una civiltà dell’indifferenza verso i fragili? E i non nati sono davvero i più fragili».



Per mons. Paglia la posizione del Vaticano è netta e senza ambiguità: «non può esistere un diritto per sopprimere una vita umana», sposando così la dura reazione della Conferenza episcopale francese alla proposta partorita dal Governo Macron, «l’aborto rimane un attentato alla vita fin dall’inizio, non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne». Non si deve negare il diritto per ogni donna, così come però non va negato però quello per i più deboli e fragili come i bimbi non nati con l’aborto: «c’è il diritto di chi deve nascere, va considerato il complesso dei diritti umani, il diritto di tutti, anche dei più deboli», spiega il prelato al “Corriere”.



“SOPPRIMERE UNA VITA NON È UN DIRITTO”: L’IMPEGNO DELLA CHIESA PER RIMUOVERE LE CAUSE DELL’ABORTO

Come racconta ancora mons. Vincenzo Paglia, questa volta a “La Stampa”, non può esserci in Occidente come in nessun’altra parte del mondo un «diritto a sopprimere una vita umana»: per la Chiesa occorre impegnarsi a fondo «affinché si possano ora rimuovere le cause che portano ad abortire», elemento su cui vescovi e sacerdoti sono impegnati da sempre. «Le legislazioni parlano di “diritti” ma non si occupano mai di rimuovere il più possibile le cause di questi veri e propri drammi esistenziali», sottolinea Paglia al “Corriere della Sera”.



La scelta traumatica raccontata molte volte dalle madri e donne dopo l’aborto ai preti nei confessionali rappresenta un punto troppo spesso non considerato nel dibattito pubblico “pro” o “contro” l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg): «I vescovi e la Pontificia Accademia per la Vita insistono: occorre intervenire sulle cause, per rimuoverle, perché la vita è il bene più prezioso che abbiamo. E abbiamo una sola vita da vivere. Non dobbiamo estirparla quando ancora non è venuta al mondo!». Secondo mons. Paglia la politica e la società devono porre fine al periodo di “strabismo” sulla vicenda dei “diritti”: la Chiesa in questo senso, conclude il docente, «afferma un “diritto” a scegliere per la vita di un bambino o una bambina non nata», così come richiama il diritto dei più indifesi a non rimanere vittime di guerre, fame e ingiustizie di «una minoranza ricca del mondo». Il Vangelo esorta a fare altro, a prendersi cura degli altri, ma allora «perché non si riesce a legiferare su questo diritto» piuttosto che sul diritto all’aborto?