Monsignor Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale, sulle pagine de La Verità affronta il tema spinoso dell’immigrazione: “La Sicilia e l’Italia sono la porta d’Europa, quindi l’immigrazione è problema europeo e mondiale” da affrontare con uno sguardo globale su cause e implicazioni. Papa Francesco ha sempre ricordato che “la promozione umana dei migranti e delle loro famiglie comincia dalle comunità di origine, là dove deve essere garantito, assieme al diritto di poter emigrare, anche il diritto di non dover emigrare, ossia il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una dignitosa realizzazione dell’esistenza”.



Pennisi spiega: “La tragedia di cui il Mediterraneo è diventato teatro quotidiano scaturisce dalla violazione di quel diritto umano primario che è poter vivere in pace e serenità nella propria patria. All’origine delle migrazioni ci sono guerre (spesso aizzate proprio dall’Occidente), carestie, iniqua distribuzione delle risorse. Mi diceva in questi giorni una suora proveniente dal Sahel che la povertà sta peggiorando e la fame spinge le persone a fare qualsiasi cosa. Una situazione drammatica di fronte alla quale l’Europa ha diminuito i propri interventi, laddove Cina, Russia e Turchia hanno investito”.



Mons. Pennisi: “A noi servono immigrati regolari”

Sulle pagine de La Verità, Monsignor Michele Pennisi propone anche una “soluzione”: “C’è bisogno allora di una specie di piano Marshall – o piano Mattei – per aiutare a non scappare e impedire che prosperino le mafie degli scafisti”. L’accoglienza, secondo il religioso, deve essere “dignitosa, il che significa promozione della persona umana e vera integrazione, che tenga conto della cultura ospitante”. Per questo “Vanno incrementati i corridoi umanitari, intercettando alla partenza quanti hanno i mezzi e l’intenzione di dirigersi verso un determinato Paese. A noi servono immigrati regolari, che possano lavorare a condizioni eque nell’agricoltura, nell’industria, nell’edilizia. Purtroppo, oggi sono ammassati negli hotspot oppure sfruttati per lavori in nero, costretti a vivere in un continuo precariato”.



Sono tanti, a detta del Monsignore, i lavori che in Italia i giovani non vogliono più fare e per i quali non si trova un’adeguata manodopera: “Vero che in Sicilia c’è disoccupazione, ma ci sono anche lavori che i nostri giovani non vogliono più fare; inoltre siamo afflitti da una emigrazione continua e nell’entroterra diventa difficile trovare lavoratori nel settore agricolo. Sicuramente però servono equilibrio e integrazione. Torno anche su un punto, che è il ricongiungimento dei migranti con i loro famigliari in altri Paesi, come la Francia e la Germania, dove c’è bisogno di manodopera. Va coinvolta tutta l’Europa, evitando di trasformare questo problema drammatico in una continua polemica politica, che non giova a nessuno”.