“PAPA FRANCESCO NON È IMPERIALISTA”: PARLA IL VESCOVO DI MOSCA, MONS. PEZZI

«Logica imperialista? Papa Francesco è assolutamente lontano da questo riferimento»: lo afferma l’arcivescovo metropolita di Mosca, Mons. Paolo Pezzi, pur comprendendo il disagio provocato dal discorso a braccio tenuto da Papa Francesco lo scorso 25 agosto al termine di un lungo intervento in video collegamento con i giovani cattolici riuniti a San Pietroburgo nella Giornata della Gioventù russa.



Dialogando con il quotidiano della CEI “Avvenire”, l’arcivescovo italiano sottolinea le parti più lungimiranti del discorso del Pontefice dove si invitano tutti i giovani della Russia a guarda alla testimonianza di Cristo per impegnarsi con armonia e pace davanti ai conflitti sanguinosi di questo tempo, non da ultimo la guerra in Ucraina scatenata dall’invasione dell’esercito russo. «Direi che i motivi che hanno reso “unico” questo incontro sono stati molteplici – osserva monsignor Pezzi –. Innanzitutto la presenza di una nuova generazione di giovani, che nella stragrande maggioranza partecipavano a un evento del genere per la prima volta. In secondo luogo la convergenza mondiale che di fatto ha impedito ai nostri ragazzi di partecipare alla Gmg di Lisbona, “creando” un certo senso di colpa e di inadeguatezza, non semplice da superare». I ragazzi lo hanno sentito parlare in spagnolo, poi Papa Francesco ha atteso che il vescovo ausiliare monsignor Nikolaj Dubinin facesse la traduzione in russo, il tutto con il sorriso di chi voleva sinceramente incontrare quei giovani così sballottati da un periodo storico che li vede agli occhi del mondo colpevoli per crimini compiuti dallo Stato e la politica.



PAOLO PEZZI: “I GIOVANI, LA RUSSIA E L’AMICIZIA CON CRISTO NEL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO”

A quei ragazzi Papa Francesco ha chiesto di essere artigiani di pace e seminatori di riconciliazione: «Personalmente – sottolinea ancora Mons. Pezzi all’Avvenire – mi sono permesso di dire loro durante la Santa Messa conclusiva, che lo si diventa attraverso l’amicizia con Cristo e tra di loro, e prendendo sul serio la vita, che dà a ognuno una vocazione». Dall’Ucraina non sono stati accolti bene i riferimenti del discorso, specie l’ultima parte svolta a braccio dal Santo Padre, dove i giovani russi vengono invitati a custodire l’eredità «della grande Russia, dei santi, dei re, la grande Russia di Pietro il Grande, di Caterina II, quell’impero russo grande e colto, di tanta cultura, di tanta umanità».



I vertici della Chiesa ucraina così il Governo Zelensky hanno visto in quelle parole di Papa Francesco una «logica e propaganda imperialista», collegando il discorso alle motivazioni date da Putin in questi mesi per la guerra in Ucraina. «Il Papa intendeva incoraggiare i giovani a conservare e a promuovere quanto di positivo c’è nella grande eredità culturale e spirituale russa, e certo non a esaltare logiche imperialistiche e personalità di governo, citate per indicare alcuni periodi storici di riferimento», ha sottolineato ieri il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. In dialogo con l’Avvenire è ancora l’arcivescovo Pezzi a sostenere l’assoluta buona fede di Francesco: «le parole del Papa e il contesto (non si deve estrapolare quello che ha detto alla fine dal suo splendido discorso) hanno voluto ispirare fiducia nei giovani in linea con quello che il Santo Padre ripete sempre, e che ha ribadito: il passato è la nostra ricchezza, la nostra identità. Ci permette di dialogare e costruire con chiunque, e occorre un dialogo tra le generazioni perché edificare ponti significa innanzitutto costruirli col proprio passato per guardare con speranza e apertura al futuro».

Mons. Pezzi, pur comprendendo il disagio sentito dal popolo ucraino per quelle parole, riflette «mi sembra di poter umilmente dire che il Papa era assolutamente lontano da questo riferimento. E lo ripeto, a noi lì non è venuto in mente nulla di tutto ciò». Quando parla di “Madre Russia”, il Papa si riferisce – spiega ancora il prelato di Mosca – a quanto nel Vangelo racconta lo stesso Gesù: «dovremmo ricordare che Cristo venendo sulla terra non ha scelto uomini perfetti per fare una società perfetta in cui non sarebbe potuto entrare nessuno. Cristo ha scelto dei poveretti, pieni di peccati, e a loro ha consegnato la Sua presenza nella storia. Questo scandalo permane. Cristo non ha condannato l’impero romano per le sue invasioni, Cristo… “ha fatto semplicemente il cristianesimo” come dice Péguy». Per finire, Mons. Pezzi ricorda come ogni tradizione ed epoca sarà poi giudicata in base all’incremento di umanità che avrà saputo trasmettere alle future generazioni, come acutamente sostiene Romano Guardini: «Il Santo Padre, a mio parere, ha semplicemente affermato questo. E poi ha voluto ribadire ai giovani l’idea espressa a Lisbona: non coltivate la paura, siate imprenditori di speranza. Qualcosa al riguardo la propria tradizione lo dovrà pur dire».